Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/427

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a mal mio grado ove io non vorrei mi sospinge andare. La ragione una cosa mi conseglia, ma amore tutto il contrario vuol ch’io faccia, e sì fieramente mi costringe che un’ora respirar non mi lascia. Or che ho io a fare con Aleramo più che con gli altri gentiluomini e baroni de la corte? che ancor che i suoi e i miei parenti siano discesi da la casa di Sassonia, non istà perciò bene a me più del convenevole amarlo. Io quello amar debbio il quale mi sarà secondo il costume antico per sposo dato. Ma qual sarebbe quella donna che Aleramo non amasse? Qual così saggia ed avveduta e tanto ritrosa e rigida che conoscendosi da lui amata, tanto sapesse schermirsi che non gli restasse soggetta? Me certamente ha egli in modo presa e di sì stretto nodo legata che se non mi porge aita, converrà molto tosto che io i miei giorni miseramente finisca. Vorrò dunque' 'io non essendo ancora maritata sottomettermi a costui, il quale poi che di me sarà sazio se n’anderà e me schernita e vituperata qui lascerà? Ma il suo mansueto viso, i suoi leggiadri costumi, l’infinita sua cortesia a la bontà che in ogni sua azione dimostra, tanta crudeltà e sì ingrata ingratitudine non promettono, chè essendo egli vertuoso e nobilissimo, sarà anco costante e fedele. Egli prima mi darà la fede di non abbandonarmi e per sua legitima moglie mi sposerà, e se qui abitar non ci sarà concesso, il mondo è grande. Pur che io seco stia, io non potrò star se non bene. Dicasi poi di me ciò che si voglia: basta che io non udirò quello che si dirà. Ed ancor che io udissi dir mal di me, che poi? forse che io sono la prima che abbia la patria e parenti abbandonato? Infinite sono quelle che dietro a’ loro amatori volontariamente se ne sono ite. Volle Elena esser rapita e, abbandonando il marito, andar col suo Paris a Troia. Fedra ed Arianna di lor voglia Teseo seguitarono. Nessuno ci fu che sforzasse Medea a lasciar la patria e il padre e fuggirsene con Giasone. E se fu chi costoro sforzasse, egli certamente fu Amore, il quale nel vero me anco sforza a seguir il mio Aleramo ovunque andar vorrà. Oh come sono io sciocca tra questi miei vani pensieri vaneggiando! E ancora non so che animo sia quello di Aleramo, il quale, ben che a me paia che m’ami, forse che non vorrà perder la grazia di mio padre, chè perdendola perderebbe insieme la patria e quanto in Sassonia possede. – Questi e simili altri pensieri faceva Adelasia mille volte il dì e la notte, e spesse fiate ancora di preposto si cangiava. Nè di lei meno Aleramo vaneggiando viveva, a cui fieri e nuovi pensieri di questo suo amore per la mente di continovo si ravolgevano, e in ogni pensiero faceva assai lunga dimora,