Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/434

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altri strumenti di legno che facevano. Erano tutti i figliuoli bellissimi e d’alto core, mostrando apertamente che non di poltroniero tedesco ma d’altissimo sangue era il lor legnaggio. Era poi il primo così di faccia simile a l’imperadore, che chiunque avesse conosciuto Ottone di quella età averebbe detto esser quell’istesso. Avvenne che essendo il fanciullo di quattordici anni, che Aleramo lo mandò in Aste a vender del carbone ed altri lavori ed anco per riscattar alquanti danari che deveva avere. Andò Guglielmo e, vendute le cose e ricuperati i danari, comprò una bella spada; il che veggendo i parenti, si misero a piangere e dissero: – Ahi sfortunato figliuolo, ancor che tu non conosca di che sangue tu sia nasciuto, l’instinto nondimeno naturale t’insegna l’origine tua esser nobilissima. – Un’altra volta egli comprò uno sparviero a dicendogli il padre che il loro stato non comportava di tener sparviero ed agramente avendolo ripreso, egli un dì si partì da casa, ed essendo grandissima guerra tra l’imperadore e gli ongari che erano in Italia discesi e la guastavano, se n’andò nel campo imperiale. Egli era di quattordici in quindici anni, ben fatto e più grande assai che communemente quella età non richiede. Finita la guerra contra gli ongari, andò l’imperadore in Provenza per adattar alcune cose del reame d’Arles che alora era sotto l’imperio. Composte le cose, venne Ottone in Italia per la Liguria e capitò a Savona. Guglielmo sempre l’aveva seguitato e s’era fatto un bravo soldato. Or avvenne che un dì non troppo lungi da l’alloggiamento de l’imperadore venne Guglielmo a parole con uno soldato tedesco, e si sfidarono a singolar battaglia. Un capitano, a ciò che facessero il loro abbattimento più ordinatamente e senza riprensione, si fece da tutti dui dar la parola, e promesse loro che gli farebbe aver il campo libero e franco a tutto transito da l’imperadore; del che tutti dui si contentarono. Il capitano per non mancar di quanto promesso aveva, pigliata l’occasione, un dì gli menò tutti dui in sala ove l’imperadore desinava. Era quivi un tedesco molto vecchio, il quale aveva visto infinite volte Ottone quando era fanciullo. Questi come vide Guglielmo, subito si ricordò de l’età di Cesare e gli parve propriamente che fosse quello, e quanto più lo rimirava più gli rassembrava che fosse Ottone. V’erano degli altri che in giovinezza erano stati insieme con l’imperadore, i quali tutti dicevano che quel giovine in effetto rassimigliava mirabilissimamente Cesare. L’imperadore altresì, che sel vedeva dinanzi, non poteva saziarsi di riguardarlo e tutto si sentiva intenerire. Il capitano che condutto l’aveva,