Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/84

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l’amore in odio e nemicizia crudele si converte. Ed evvi poi di peggio, che molti i quali vogliono esser creduti e detti gentiluomini per esser nati di antica e nobile schiatta, ma cresciuti senza vertù e privi d’ogni leggiadro e lodato costume, perciò che non sanno nè mai appararono che cosa sia gentilezza, si pensano d’esser gran sabatani quando in cerchio d’animali a loro simili si mettono la giornea e dicono: – Io ebbi la tal donna e la tale, e cotale è amica del mio compagno, – di maniera che molto spesso levano la fama a questa ed a quella. E nondimeno vi sono de le gentildonne così pazzarelle e di sì poco cervello che, ancora che questo sappiano e chiaramente conoscano, si persuadeno o con la beltà o con che altro si sia a cotali sfrenati cavalli porre il freno, e non s’avveggiono, scioccarelle, che in pochi dì non sono più aventurose de l’altre, ma cadeno in bocca del volgo e ne sono con perpetua infamia e gran scorno mostrate a dito; ove chi amante discreto, costumato, vertuoso e gentile elegge, non teme di ricever biasimo alcuno. Nè perchè tutte le donne non siano valorose e gentili e savie si dee ritirare un vero amante, se altamente le sue speranze ha poste, che ardentissimamente non ami ed onori la sua donna, imperciò che tutte non sono fatte ad un modo. Chè pure questa nostra età ha di molte valorose e bellissime donne le quali di saggi ed onesti costumi, di leggiadre e belle maniere ornate, per la loro generosità, magnanimità e grandezza de l’animo meritano infinitamente esser riverite ed onorate. E chi s’abbatte in donna gentile e vertuosa, come farà che eternamente non l’ami e che per rispetto di lei tutte le donne non onori? Ma noi ci siamo troppo dilungati da l’istoria nostra. A la quale ritornando, vi dico che la fortuna aveva preso a favorire messer Filippo, perciò che oltre che madama la reina mostrava aver caro questo amore, pareva che anco ogni cosa s’accordasse a profitto di questa sua impresa. Era governatrice de la reina madonna Paola dei Cavalli gentildonna veronese, donna assai attempata, e creata de la felice memoria di madama Bianca Maria Sforza già moglie di Massimigliano Cesare. A costei impose la reina Anna che desse opera d’aver qualche rime toscane o altre composizioni ne la lingua italiana. E questo ella lo faceva per potersi meglio far famigliare e domestico il nostro parlare, con ciò sia cosa che molto s’essercitava in apparare l’italico idioma, e tanto già e così chiaro ne parlava che da tutti noi era ottimamente intesa. Ora come volle la buona sorte di messer Filippo, egli quel dì si ritrovò a corte tutto solo, chè da ogn’ora s’ingegnava se possibile