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illustre e gentil signora la signora Maddalena Sanseverina


Se io, molto cortese e magnanima signora mia, mentre che lo spirito mio informerà questo corpo non mi dimostrassi verso voi e tanti da voi ricevuti beneficii con tutto il cor grato, veramente d’eterno biasimo degno mi giudicherei. Ma perchè io, qual io mi sia, mi do a credere e non senza ragione che la ingratitudine sia uno degli sconci, enormi e vituperosi vizii che caschino in qualsivoglia persona, mi son sempre sforzato di fuggirlo e tuttavia me ne sforzo, cercando quanto più si può da quello allontanarmi. Ora perciò che io non posso di pari gratitudine a la vostra infinita cortesia e reale liberalità corrispondere, chè sempre avete con la generosità de l’animo vostro quale voi sète ne l’opere da voi magnificamente fatte dimostrato; questo almeno farò io, che confessandomi di gran somma debitor vostro e cominciando quanto per me si può a sodisfarvi, farò noto al mondo che io non voglio esser ingrato dei ricevuti da voi beneficii, parendomi che sola la confessione del debito sia quasi un principio di pagamento. Onde con quelle picciole forze che io posso cominciando a sodisfarvi, una mia novelletta molto breve, recitata questi dì dal nostro vertuoso messer Girolamo Cittadino in casa del signor Lucio Scipione Attellano a la presenza di molte belle donne e da me al numero de l’altre accumulata, v’appresento e dono, portando ferma openione che voi quella con allegro viso accettarete. E a darvi questa mi son mosso parendomi che a voi meglio che ad altri convenga, perciò che quella sète che oltra la liberalità e cortesia che in voi sono grandissime e tra l’altre vostre doti in voi risplendono come ne la serena notte la luna fra le minori stelle, onorate e senza fine guiderdonate i vertuosi che conoscete. So anco che più i frutti de l’ingegno vi aggradiscono e dilettano che non fanno le gemme, l’oro e le ricche vestimenta, de le quali cose, la Dio mercè, copiosa ed altrui tanto liberal ne sète che non solo al bisogno di chi vi richiede liberamente allargate le mani, ma assai sovente le aspettazioni e speranze altrui col largo e sontuoso vostro donare prevenite. Degnarete adunque prestar l’orecchie a ciò che il nostro gentil Cittadino