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novella xxxvii. 137

ed onorato barone dell’isola, e a tutti i suoi cognati provide di stati e rendite, di sì fatta maniera che per sempre contenti si chiamarono. Tale adunque esaltamento ebbe la bella e saggia Alix, divenuta teina, degna nel vero di esser senza line celebrata. Nè meno merita esser lodato il magnanimo e virtuoso re in questo caso; il quale, operando del modo che fece, mostrò sè esser vero re e non tiranno. E certo egli è degno, in ciò che con Alix fece, d’ogni bella lode; la cui gloriosa di se medesimo vittoria i suoi sudditi amorevoli ed ubbidientissimi gli rese, e ad altri diede esempio di bene operare, insegnando a tutti che le fame immortali così s’acquistano. Ed io per me credo e porto ferma opinione, che non minor gloria dar se gli debba, che egli sapesse si bene i suoi disordinati appetiti regolare e sovrastare alle sue amorose passioni, di quella che se gli dà di tante e sì famose vittorie, che per via dell’armi ebbe.




IL BANDELLO

al magnifico

MESSER FRANCESCO RAVASCHIERO


Come volgarmente si dice tutti i salmi finirsi in gloria, così anca si può dire, quasi tutti i parlari che tra persone gentili si fanno, al fine risolversi in ragionar d’amore, come del dolce condimento e soave sollevazion di tutte le malinconie. E chi e colui che in sì noiosi pensieri immerso si trovi, o sia dai soffiamenti di contraria fortuna crollato e conquassato, che sentendo il dire dei casi amorosi che diversamente accadono, non apra l’orecchio e metta mente a ciò che si parla, a fine che impari alcuna cosa, per sapersi, occorrendo il bisogno, governare, o noti quello che gli convenisse, trovandosi in sì fatto laberinto, fuggire? Certamente io credo che sia di grandissimo profitto all’uomo l’udire i ragionamenti altrui, mentre chi ascolta sappia, come si cava il grano fuor del loglio, scegliere il bene dal male. Dovete adunque sapere che essendo questi dì una compagnia, così d’uomini come di donne, venuta qui a Montebrano a visitar madonna Fregosa mia padrona, venne la nuova della immatura morte del conte Gian Aloise Fiesco, che il mese passato in mare s’annegò. Egli ancora, per quanto se ne disse non passava venticinque anni, giovine di grandissimo cuore,