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novella xl. 189

non si deve perciò l’uomo levare dalla già cominciata impresa, ma con lealtà perseverare; che pure alla fine si vede, o tardi o per tempo, chi ama esser amato.




IL BANDELLO

al molto virtuoso signore

il signor

CARLO BRACCHIETTO

signore di Marignì e consigliere del re cristianissimo

nel suo gran consiglio


Questi dì prossimamente passati, ritornando da Parigi messer Gian Giordano, ove alcuni anni dietro, tutto il dì al gran consiglio, per gli affari ili monsignor lo vescovo d’Agen. si è fruttuosamente adoperato, m’ha fatto intendere (punito officiosamente, non solo nel petto vostro conservate la memoria del nome mio, ma (il che dalla infinita vostra cortesia procede ) anco quanto con onorate ed affettuose parole di me parlate. Questo veramente non ho io per opere mie, o virtù che in me sia, ne per ufficiosa alcuna azione verso voi usata, meritato, non essendosi offerta occasione che voi cosa alcuna comandata m’abbiate, ne io ila me stesso presa l’abbia, non veggendo in che la bassezza mia all’altezza del grado vostro passa giovare. È ben. vero che avendosi riguardo al desiderio dell’animo e voler mio che da poi che io vi conobbi, sempre < stata prontissimo per farvi, quanto per me potuto si fosse, servigio, io merito esser da voi non mezzanamente amato e tinnito nel numero dei più cari, dovendosi molte fiate la volontà in luogo del fatto riputare. Ora essendo nuovamente stata narrata una pietosa novella in una onorata compagnia del magnifico messer Gerardo Boldiero il cavaliere, avendone io già assai buon numero scritto, ho voluto all’altre questa aggiungere. e secondo il mio usato costume, darle un padrone: il perchè quella al nome vostro ho dedicata. Vi piacerà con quell’animo accettarla, con il quale la tutela dei vostri clientuli cìie al vostro fruttuoso e leal patrocinio ricorrono, accettare e difender solete. Xe si meravigli alcuno che io a uomo occupatissimo in pubblici negozi, edaffari importantissimi di così ampio regno, queste mie ciance ardisca