Pagina:Bandello - Novelle. 3, 1853.djvu/20

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e dei suoi parenti ed amici e sapendo quanto il notaio l’amava, gli narrò tutto l’ordine de la cosa e de l’amor di lui e di madonna Beatrice. Erano circa otto dì che Fridiano era prigionero, onde volendo il giudice finir questa pratica, se lo fece una sera menar avanti e volle che il notaio pisano ci fosse presente. Venuto Fridiano innanzi al giudice, egli così gli disse: – Io non so già qual ingiuria mai da me, o Fridiano, fatta ti fosse dapoi che io venni in questa magnifica città, chè tu con tanto e sì continovo studio devessi cercar la morte mia, come io da la confessione di tua moglie, dei tuoi di casa e da te stesso ho conosciuto. Dimmi, che cosa hai da me ricevuta chè tu devessi tante notti star armato e attendermi per voler ammazzarmi? Adunque non potrò io il dì e la notte, per essequir l’ufficio mio, liberamente per la città andar ove più conoscerò esser il bisogno? Ma mettiamo ch’io non vi voglia andare per cose appartenenti al magistrato, ma per qualche mio interesse particolare, e che forse io ami qualche gentildonna che a te non appartenga e voglia seco gir a giacermi: a te che ne de’ calere? Sarò dunque io da te nei miei particolari piaceri impedito e tenuto a norma, come i fanciulli si fanno? Ma torniamo al caso nostro. Questi dì io fui avvertito che uno che ha bando da questa città era passato per l’orto tuo e ito non so dove. Il perchè volendo far il debito mio, mandai per prenderlo, e tu il capo de la guardia assalisti a gli desti una ferita, pensando non colui ma me, come hai confessato, ammazzare. Io intendo seguir quello che vogliono gli statuti e leggi municipali di questa città. Prima farò che sarai dimane posto a la fune, per formar il processo giuridicamente; poi di te farò quello che degli assassini si fa. – A questa voce l’impaurito Fridiano, gittatosi ai piedi del giudice con le braccia in croce, lacrimando diceva: – Se la pazienza vostra, signor giudice, esser può tanta che ella soffra d’ascoltarmi, io non dubito punto che avendo da me la verità intesa, voi non debbiate giudicar che io non sia tanto colpevole come ora mi stimate, e che voi non abbiate rispetto a l’innocenza de la mia carissima donna, la quale in questo caso è senza colpa veruna e merita, la poverina, esser liberata. – Fece alora il giudice che Fridiano si levò, e gli disse: – Orsù, di’ ciò che tu vuoi, chè io ti ascolterò pazientemente. Che vuoi tu dire? – Fridiano in piè levatosi così disse: – Messere, io v’ho già detto come io dubitava che voi amaste mia moglie, perciò che quando questo gennaio passato voi faceste l’entrata vostra, cominciaste molto spesso a passar per dinanzi a casa mia. Io conoscendomi aver bellissima moglie, – il che