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ritornando ricchissimo. È lodevole usanza a Vinegia ogni volta che navi o galee tornano dai lor lunghi viaggi, e massimamente quando onoratamente vengono ispediti, che gli amici e parenti vanno loro incontro a ricevergli e rallegrarsi che con buona e prospera fortuna siano tornati. Andarono adunque giovini ed altri cittadini assai a ricever con allegrezza il vegnente Gerardo, il quale sovra ogni altro lieto veniva, non tanto perchè ritornasse ricco e ben ispedito, quanto che sperava riveder la sua carissima e da lui sovra ogni altra cosa amata e desiderata consorte. Ma il misero non sapeva che in quell’ora che egli al Lito giungeva, che a quella si dava sepoltura. Così si vede quanto i nostri pensieri s’ingannino. Arrivando adunque al Lito tra l’una e la mezz’ora di notte, in quel tempo a punto che le funebri essequie de l’infelice Elena si terminavano, videro da lunge il chiaro splendore che gli accesi torchi rendevano. Vi fur di quelli che da Barutti tornavano, i quali domandarono a chi loro incontro erano venuti, che volesser dire tanti lumi a quell’ora. Erano tra questi molti giovini, i quali, sapendo l’infelice caso de la sfortunata Elena, dissero che, devendosi quel medesimo dì maritare, era stata la matina trovata ne la sua camera morta, e che senza dubio alora le devevano dar sepoltura. A così doloroso e pieno di pietà annonzio non ci fu persona che non si movesse a compassione de la povera giovane. Ma Gerardo sovra tutti non solamente sentì colmarsi di pietà, ma tanto n’ebbe dolore e tanto si sentì trafitto, che gran miracolo fu come puotè contener le lagrime e con pietosi gridi non palesar l’interna doglia che miseramente lo struggeva. Tuttavia tanto ebbe di forza che stette saldo. E quanto più tosto puotè, disbrigatosi dai suoi de la galera e da quelli che incontra per onorarlo gli erano andati, che a Vinegia tornarono, egli si deliberò a modo nessuno voler sovravivere a la sua amata Elena. Portava egli fermissima openione che la infelice giovane si fosse avvelenata per non sposar colui che il padre per marito voleva darle. Ma prima che egli s’avvelenasse o con altra specie di morte desse fine ai giorni suoi, deliberò, non avendo ancora determinato di che morte devesse morire, prima voler andare ed aprire la sepoltura ove Elena giaceva così morta come era, e poi a canto a quella restar morto. Ma non sapendo come solo poter aprir l’avello, pensò del comito de la galera, che suo amicissimo era, fidarsi, e a quello l’istoria de l’amor suo far palese. Onde, chiamatolo da parte, quanto tra Elena a seco era occorso e quanto intendeva di fare, tacendo il voler morire, gli manifestò. Il comito sconfortò, quanto seppe,