Pagina:Bandello - Novelle. 3, 1853.djvu/313

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potergli leggermente venir fatto di domesticarsi con il marito de la donna e consequentemente con lei. Essendo adunque un giorno in San Francesco e ragionando con uno scolare romagnuolo, essendo vicini d’Angelo Romano, venne un compagno d’esso parmegiano ed assai alto lo domandò col nome del parentado del padre di madonna Bianca. Rispose subito il parmegiano e s’accostò a chi l’aveva domandato e si mise a parlare come se cosa d’importanza fosse stata. Angelo Romano, sentendo chiamar colui sotto il nome del parentado di sua moglie, come vide che colui che domandato l’aveva si partì, andò verso il parmegiano e gli disse: – Messere, non v’essendo discommodo, io saperei volentieri chi voi vi sète e di che luogo, e di questo non mi reputate presuntuoso, perchè lo faccio a fine di bene. – Era Angelo bell’uomo e d’onorata presenza, e vestiva sempre riccamente; il perchè lo scaltrito parmegiano riverentemente gli rispose: – Magnifico gentiluomo, io non so chi voi siate nè perchè mi domandiate ciò che mi richiedete; ma, che che si sia, io non sono per negare nè a voi nè ad altri il nome e cognome mio ed anco la patria, e tanto meno chè da molti ve ne potreste informare. Io sono parmegiano, figliuolo di messer Lionardo dei Berlinghieri, e il mio nome è Francesco, ma per la più parte sono chiamato dal cognome del parentado e detto il Berlinghiero. – Sta bene, – disse Angelo; – conoscete voi uno messer Gian Antonio Berlinghiero? – Ma sì, – rispose egli; – costui è fratel maggiore di mio padre, ma io non l’ho mai veduto, perchè mi disse mio padre che sono più di quaranta anni che egli andò a stare a Vinegia e mai non è ritornato a Parma; ed io mi son disposto, come siano le vacazioni, andar per ogni modo a Vinegia e farmi conoscere per suo nipote. Ma ditemi, lo conoscete voi? – Come se io lo conosco? – rispose Angelo. – Egli è mio suocero, ed io sono genero, ed ho in questa terra sua figliuola mia moglie. – Su questo s’abbracciarono chiamandosi cugini, e si fecero carezze. Invitò Angelo il cugino a desinar seco, ma egli si scusò dicendo che dava desinare a certi scolari, e che un’altra volta anderebbe a visitar la cugina; e così si partirono d’insieme. Tutti questi ragionamenti aveva sentito Lione che stava appoggiato ad un altare, e molto di questa nuova invenzione stordì, e s’accorse benissimo del tratto; tuttavia non volle farne altra dimostrazione, ma attese a cortegiar la donna e tenerla sollecitata con messi ed ambasciate, e sempre n’aveva buona risposta, ma con questa aggiunta: che il marito le teneva di continovo le spie a torno. Ora non dopo molto andò il parmegiano a visitar la sua nuova