Pagina:Bandello - Novelle. 3, 1853.djvu/41

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io vosco di core mi rallegro che abbiate ricuperati tutti dui gli occhi vostri. – Era fin da piccolina sempre stata Laura con un occhio guasto; ma o fosse il giovine troppo accecato ne l’amor di lei o la gelosia che era a la finestra l’avesse impedito, mai non se n’era accorto. Così adunque Amore gli incauti amanti acceca


Il Bandello al molto magnifico in ogni dottrina eccellente il signor Giulio Cesare Scaligero


Sogliono spesse fiate avvenir alcuni impensati casi, ai quali con difficultà grandissima i più saggi uomini che si siano saperiano provedere, e nondimeno un subito accidente avverrà che in un tratto al tutto ottimamente rimedia. E se questo in varie cose occorre come a la giornata si vede, par perciò che nei casi d’amore più frequentemente occorra. Onde essendo venuta una gentilissima compagnia di signori guasconi e di bellissime dame a godere in questi giorni fastidiosi canicolari il sito e l’aria fresca di questo castello di Bassens con madama Gostanza Rangona e Fregosa mia padrona, e su l’ora del merigge ragionandosi degli infortunevoli casi d’amore, poi che variamente se ne fu ragionato, messer Girolamo Aieroldo gentiluomo milanese e maestro di stalla del serenissimo re di Navarra, veggendo che quasi ciascuno si taceva, disse: – Illustrissima madama e voi, dame e signori, io vi vo’ narrare un accidente che non è guari in Guascogna è avvenuto, ove vederete che talora il caso o sia fortuna mette rimedio e provede ove Salomone col suo sapere si sarebbe perduto. Ma per convenienti rispetti io mi tacerò i veri e proprii nomi de le persone che bisogneria nomare, e m’aiuterò con qualche nome finto. – E così con piacere de l’onorata compagnia in lingua francese narrò la sua novella, non v’essendo nessuno di noi italiani che, per la lunga dimora che qui fatta abbiamo, non intenda la detta lingua. Io quel dì stesso scrissi la novella da l’Aieroldo recitata e deliberai che sotto il vostro dotto nome fusse veduta, non già certamente che io l’istimi cosa degna del valor vostro, de la dottrina e de l’antica e nobilissima vostra progenie, chè