Pagina:Bandello - Novelle. 3, 1853.djvu/86

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peccato e tanta vostra ingratitudine. E pur che peggio non ve ne avvenga, la cosa starà bene. Deh, sfortunata Nicuola, chi ami tu ed hai amato! Tu hai pur fatto le maggior cose del mondo per acquistar la grazia di costui, e il tutto è stato indarno. E voi, Lattanzio, amate Catella più che voi, e di voi ella punto non si cura. Or via, seguitate questa impresa, chè a la fine v’accorgerete del vostro errore, e forse, quando vorrete, non fia chi l’emendi. – Il giovine, sentendo questi particolari, era quasi come fuor di sè nè sapeva che risponderle. Da l’altro canto la Nicuola, che il tutto udiva e vedeva, sarebbe volentieri uscita fuor per dir anco ella circa il caso suo quattro parolette; ma determinata d’aspettar e che fine riuscirebbero questi ragionamenti, se ne stava cheta. La Pippa anco ella attendeva ciò che il giovine diria, quando egli quasi da grave sonno desto disse: – Monna Pippa, io voglio largamente parlar con voi, poi che sapete i casi miei meglio di me. Egli è il vero che io ho amata la Nicuola Nanni, la quale so che m’amava. Ella poi fu dal padre mandata fuor de la città, non mi ricordo dove, onde in quel mezzo cominciai ad amar Catella figliuola di Gerardo Lanzetti, la quale per alcuni dì ha dimostrato d’amarmi, poi, non so come, in tutto mi s’è scoperta ritrosa e totalmente contraria a’ miei desiri, di maniera che se ella è in porta od a la finestra quando io passo per la strada, subito che mi vede, si tira a dentro, e più non vuol udir miei messi nè ambasciate. E ieri a punto mandai il mio paggio per vedere se le poteva parlare, ma egli mai non è ritornato a rendermi risposta, di modo che io mi trovo aver perduto l’innamorata ed un buono e gentilissimo servidore. Se egli ritornava e m’avesse apportato che ella perseverasse ancora ne la sua solita durezza, io m’era disposto di non volerla più molestare, ma procacciarmene un’altra a cui il mio servire fosse stato più accetto, chè, a dir il vero, mi par una grandissima pazzia a seguitar chi mi fugge, amare chi non m’ama e voler chi me non vuole. – Gran cosa è questa, – pigliate alora le parole, disse la Pippa, – e certo anco io non sarei sì pazza che io amassi chi a me non volesse bene. Ma ditemi se vi piace: se la Nicuola vi volesse ancor bene anzi v’amasse più che mai, che ne direste voi? vi parrebbe egli che la meritasse esser amata da voi? – In vero, – rispose il giovine, – ella meritarebbe che io l’amassi quanto me stesso. Ma egli non può esser ciò che dite, perciò che ella si deve, e ragionevolmente certo, esser sdegnata meco, che avendomi dopo il ritorno suo in Esi scritto più volte, io punto di lei non mi curassi. Nè so dove si sia, tanto è che non l’ho veduta. –