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Pagina:Bandello - Novelle. 4, 1853.djvu/186

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inasprire ed irritare la moglie, e d’ogni minimo fuscello garrirla e farle un gran romore in capo, la casa non sará casa ma terreno inferno, né mai vi abiterá pace. Bisogna dunque che l’uomo sia benigno ed umano, e talora si risenta con modestia ne le cose mal fatte; e a la moglie conviene saper tacere e pazientemente sofferire ciò che fa il suo marito. Ché in vero quella casa ove il marito non sa usare prudenza e la moglie è poco paziente, non è abitacolo di maritati ma uno spedale di pazzi, e a la fine converrá che tra simili congiunti in matrimonio segua il divorzio, o sempre viveranno come cani e gatti. Si vede per l’ordinario le donne esser di temperamento delicato e debole, e per questo è loro dato l’uomo che le governi, a ciò che egli sappia e debbia tolerare e coprire gentilmente la debolezza e diffetto de la donna, e con mansuetudine correggerla e non riprenderla in pubblico giá mai. Sono alcuni tanto indiscreti e sí stizzosi e bizzarri, e di tal maniera e modo in casa e fuori si diportano, che converrebbe che la moglie a sopportagli e servirgli fosse piú savia di Salomone e piú paziente che il pazientissimo Giob. Consideri ogni marito se la moglie che è saggia o pazza. Se per disgrazia ella è pazza, pensi pure di non la poter governare d’altra sorte che con la prigione onesta d’una camera. Se ella è savia, una volta sola che il marito le dica l’animo suo e le mostri come egli vuole che in casa e fuori si diporti, ella non mancherá di essere ubidiente e prudentemente governarsi. Ora per non mi distender piú in questa materia, a ciò che talvolta non mi fosse rimproverato il proverbio antico che si suol dire: «Chi non ha moglie ben la batte, e chi non ha figliuoli ben gli pasce», vi dico che io non ho mai avuto moglie a lato né sono per averla; ma che il mio parere è tale: che ciascuno che prende moglie deve sforzarsi d’esser amato da lei. Il che di leggero egli otterrá amando come si deve, unicamente la sua moglie, perché chi ama sará senza dubio amato, come ben disse Dante:


Amor che a nullo amato amar perdona.


Dove poi è amore, se ben talora interviene alcun corruccio, il tutto in breve si compone e ne seguono poi le paci piú tranquille e piú dolci. Questo tanto ve n’ho io, Poggio mio onorato, voluto dire, non perché voi abbiate bisogno de le mie ammonizioni, ma per venir a la narrazione d’una novelletta occorsa per la poca benevoglienza che era tra marito e moglie. Voi la Dio mercé amate la consorte vostra Pantesilea, sorella