Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
fare in questi suoi anniversari. E’ ci saranno tutte quelle vivande che in questa città si troveranno, di modo che tu con tutti li tuoi religiosi averai uno disinare da prencipe. Io farò apprestare in corte il tutto e, come sia finito domattina l’officio, manderai meco il tuo procuratore, al quale consignerò il tutto, e li darò anco in compagnia servitori che aiuteranno a portare la vivanda, che si recherà tutta in vasi de ariento, che sono di quelli del signore marchese. Io verrò di brigata per fare riportare indietro tutto il vasellamento, per apparecchiare il disnare al prencipe mio signore, perchè egli suole ordinariamente disinare tardi, e vorrà, dopo uditi li divini uffici, per fare esercizio, caminare buona pezza per la città a piede. Porterò anco venti ducati di oro in oro, per l’ordinario che suole per elemosina dare il mio signore in questi anniversari, e diece altri ducati di più per le messe basse che ti sei offerto di fare celebrare a li tuoi religiosi, e il tutto ti consignerò. – Rimase il guardiano molto lieto, e ogni cosa a lui detta narrò a li suoi frati, li quali tutti insieme aspettavano con indicibile desiderio la grossa elemosina e la grassa pietanza che speravano il seguente giorno. Onde il buono guardiano, venuto il giorno, non fece provedere cosa alcuna per lo desinare de li frati, attendendo pure la venuta del prencipe agli officii, e fece apprestare ciò che era bisogno, e volle egli, per più solennità, essere colui che cantasse la messa. Il simulato prence, sapendo come lo ufficio anderebbe alquanto lungo, insieme con quelli che seco devevano andare per accompagnarlo a la chiesa, con marzapani, pignocata, pistacchea e altri confetti si confortarono, e bevettero di preziosa malvagìa, chi moscatella e chi garba, che dicono purgare le flemme e còlere de lo stomaco, secondo che loro più aggradiva. Parendogli adunque assai commodamente potere aspettare il tardo disinare, si inviarono verso la chiesa del santo serafico e trovarono il tutto a l’ordine. Fece il finto prencipe col guardiano la scusa se così tardi era venuto, perchè gli era stato bisogno ispedire uno servitore in diligenzia al suo re a Napoli per cose di grandissima importanza. Indi si cominciò a cantare molto solennemente l’ufficio, che durò pure assai. Come fu finito, il simulato prence con belle parole ringraziò il guardiano e disse al suo maggiordomo che provedesse subito al pranso de li frati e a la elemosina, che ordinata già gli aveva di devere dare loro. Egli rispose che il tutto era presto. E così il prencipe se ne andò verso il palagio marchionale con la sua compagnia, tanto di buona voglia quanto dir si possa, parendogli una ora mille anni che trovasse il marchese Nicolò