Pagina:Bandello - Novelle. 4, 1853.djvu/326

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traditore, tu se’ morto! – E parea che seguitasse uno. Dapoi tornando di sopra, trovò che la massara era intrata in camera e diceva a le donne che avea visto il ladro fuggire e che con la spada messer lo scolare fieramente lo incalzava. Le altre massare tutte erano già in camera, mostrando di essere sgomentate e piene di gran paura, e tutte aveano veduto più di uno ladro. Lo scolare disse averne cacciati dui, li quali erano saltati giù da una finestra bassa in strada e che egli non avea potuto aggiungergli a tempo, e che avea serrata essa finestra. La maritata allora, mostrando fieramente adirarsi contra le massare, disse loro uno carro di ingiurie; e fingeva per ogni modo di volerle battere, sapendo come avevano espressa commissione dal marito che ogni sera fermassero quelle finestre. Ma lo scolare con buone parole parve che mitigasse assai la simulata còlera de la adirata donna, la quale borbottando dice che non potrà mai dormire sicuramente quella notte, se lo scolare non resta a dormire in quella camera. Di questo la vedovella mostrava non contentarsi; ma la maritata tanto bene le seppe dire e tanto lodò lo scolare, dicendo che era buono e discreto giovane e che non farebbe alcuna cosa meno che onesta, e che se pure volesse passare li termini del devere, che elle erano due e che di liggiero lo castigarebbero, che la vedovella dopo molta resistenza vi si accordò; onde di commune concordia fu messa la vedova in mezzo. Così portati tutti tre in letto, la maritata, che avea costume, dormendo, di sornacchiare, come fu in letto, vinta dal sonno, cominciò grandemente a sornacchiare. Il che despiacendo a la vedova, disse: – Oimè! come è possibile dormire con questo sornacchiamento ne la testa? – Allora lo scolare, soavemente a quella accostatosi e postale una mano su le ritondette e dure poppe, pian piano le disse: – Vita mia, questa è una ventura che la fortuna mi manda. Non la risvegliate a veruno modo; lasciatela dormire a sua posta. – E quivi con molte dolci parole narrandole quanto la amava e quanto le era servitore, e quanta amorosa passione per quella di continovo sofferiva, sì bene seppe cicalare e dire il fatto suo che, da l’agio e il buio e dal caldo de le lenzuola aiutata, la vedovella, che pure l’amava, si lasciò tutta in poter di quello, il quale, con gran piacere di amendue le parti, amorosamente prese il possesso de li tanto desiderati beni. E dando ordine che per l’avenire si potessero insieme talvolta dar piacere, la maritata si risvegliò; e desiderando godere il suo amante, non sapeva come governarsi. Tra questo la vedovella, che era alquanto lassa dal macinare, sentendo