Pagina:Bandello - Novelle. 4, 1853.djvu/333

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succedermi a fare che io ottenga l’intento mio. Ma perchè sappiate come, io il vi dirò. Udite adunque. Io fingerò essere gravamente infermo, e punto non mentirò perchè non potrei essere più infermo de l’anima di quello che sono. Mostrerò poi d’ora in ora aggravarmi ed essere fora di speranza di potere di questa infermità sanare. Voi una notte darete la voce che io sia morto. E acciò che la cosa meglio riesca, io oggi a la presenza di tutti li nostri dirò che, sentendomi fieramente mancare, a voi tre ho commesso la cura de le cose mie e del corpo, insieme con la sepoltura di quello. Voi accommoderete una bara funebre, piena di qualche cosa pesante a par del corpo mio. Io nascosamente mi partirò, vestito di quelle vestimenta che feci fare da peregrino, e me ne anderò in tale luogo, ove voi, fatti li funerali senza pompa ma con grosse elemosine a’ poveri, ve ne verrete, nulla agli altri dicendo. Indi poi prenderò congedo da voi e me ne anderò in luoco ove possa servir a Dio incognitamente. – Quando li tre fedeli servitori udirono cotale volontà del loro signore, non fu in poter di nessuno di loro, da tenerezza di amorevole core vinti, ritenere le pietose lagrime; e stettero buona pezza impediti da li singhiozzi, che mai non potêro formar parola. A la fine Alberto segretario, a la meglio che puotè, in sè raccolto, disse: – Aimè, signor nostro, che cosa è quella che voi ci dite? Voi volete porre la vita di noi altri in grandissimo periglio, perchè impossibile parmi che indi a pochi dì questo fatto non si diceli e venga a le orecchie del re di Francia, il quale ci potrebbe dare uno acerbissimo gastigo. Oltre di ciò, signor mio, considerate alcune cose che io, come vostro fedele servitore, sono ubligato a ricordarvi. Primieramente pensate che voi già sète forte attempato, e che la vostra delicata natura, arrivata a la vecchiezza e dal corso degli anni e tante altre fatiche assai debilitata, manca grandemente del suo nativo vigore e più non potrà mantenersi nè sopportare li disagi, che tra li deserti e inabitati luoghi patire il più de le volte si sogliono. Non so poi come là farete, convenendovi dormire su la nuda terra, mangiare le radici de l’erba e bere acqua in vece di vino, liquore certamente soavissimo e vero sostenimento de la vita nostra, quando moderatamente si beve. Egli è, signor mio, rigeneratore degli spiriti vitali, rallegratore del core, restauratore potentissimo di tutte le facoltà e operazioni corporali, e non senza cagione chiamiamo «vite» la pianta che lo produce, perchè invero egli dà la vita a’ mortali. E ancora che voi siate moderato bevitore, tuttavia in questo viaggio, perchè non vi sono di quelli generosi e dilicati