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NOVELLA XVII


Fece il Gonnella una brutta paura al marchese Nicolò di Ferrara,


liberandolo da la quartana, il quale, con una altra paura


volendo beffare esso Gonnella, fu cagione de la morte di quello.


Soleva assai sovente la buona memoria di messer mio padre a noi altri in casa narrare de li molti figliuoli che in diverse donne il marchese di Ferrara, il signor Nicolò da Este, ingenerati avea, che tutti pertanto erano bastardi. E quantunque avesse avuto tre moglieri, ebbe nondimeno se non dui figliuoli legittimi, che doppo lui restarono. Ercole fu padre del duca Alfonso, che oggidì in gran giusticia lo stato di Ferrara regge. Narrava anco mio padre le piacevolezze del Gonnella e le molte burle che si dilettava fare. Ora, essendosi ragionato de la quartana del signor Gieronimo de la Penna, mi è sovenuto de la quartana che esso mio padre una volta ci narrò, e di una beffa e paura che il Gonnella li fece, la quale al povero Gonnella costò la vita. Era adunque il marchese Nicolò malato di una quartana molto fastidiosa, la quale stranemente l’affliggeva non solamente il giorno che l’assaliva, ma gli altri ancora, che sogliono essere assai sopportabili quando l’uomo è mondo da la febre, il teneva tanto oppresso e così malenconico, che in modo veruno non si poteva rallegrare. Aveva totalmente perduto l’appetito, nè sapevano li medici ordinargli alcuno manicaretto che egli gustasse, non ritrovando cosa alcuna che saporita li paresse. Era per questo tutta la corte malenconosa, perchè, trovandosi il signore infermo e che di nulla si trastullava, tutti erano di malissima voglia. Ma fra gli altri il Gonnella era uno che sovra tutti si attristava, come colui che sommamente amava il suo signore, e che si disperava che tanti giochi e tante piacevolezze fare non sapesse che il signore suo mai potesse regioire. Li medici, per alleggerir l’infermità del marchese, li fecero fare mille giuochi, e a la fine, non giovando nessuno loro argomento, conchiusero che fosse da cangiar aria. Indi lo condussero fora di Ferrara a uno suo amenissimo e molto grande palazzo, che si chiama Belriguardo e fu edificato vicino a le rive del Po. Soleva il marchese per fare esercizio e regioirsi sovente passeggiare lungo il fiume, e par che quella vista de l’acque alquanto il confortasse. Aveva il Gonnella udito dire, o forse per isperienza veduto, che una paura grandissima fatta a l’improviso a l’infermo gli era presentaneo