Pagina:Bandello - Novelle. 4, 1853.djvu/352

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morte de la loro sorella contra il prence Beraldo. Partirono li quattro fratelli, deliberati di ubedire il padre loro con sì gran core, come egli con estrema còlera imposto gli avea e commandato. Il primo di essi fratelli si nominava Terigi, il secondo Enrico, il terzo Corrado e l’ultimo Lodovico. Arrivati che furono questi quattro baroni a la corte, proposero la loro querela a l’imperadore, e menacciavano fieramente il prence Beraldo come assassino de l’imperatrice. L’imperadore grandemente si turbò, parendoli che la morte de la moglie mai non si poteva rammemorare senza vituperio e vergogna di lui. Onde, doppo molti propositi e parlamenti, l’imperadore li rispose che non <nowiki>ci era uomo al mondo che in cotale caso de la morte de la lor sorella avesse più interesse che egli, ma che bisognava aver pacienzia e non ne far più motto, perciò che quanto più la cosa si moveva tanto più putiva, non si potendo parlar di quella che di più in più non si discoprisse la disonesta e malvagia vita de la lor sorella. Ma per giustificazione del suo nipote il prence Beraldo, che bastava la impudica femina essere stata morta in uno letto ne le braccia del suo adultero; però che non accadeva andare più cercando altra prova. A questa risposta li quattro fratelli, pieni d’ira e di còlera, crollando il capo e non possendo o non sapendo moderare l’indignazione che gli affocava e commovea for di modo, iratamente risposero che poi che vedevano l’imperadore non li volere fare giustizia, che si metteriano ad ogni rischio per prendere la debita vendetta, non li parendo ragionevole che il prence Beraldo devesse avere sì buono mercato del loro sangue. Il conte Rainero, intendendo che l’imperadore non era per fare altro, persuadendosi la figliuola essere a torto ancisa, deliberò per via de la forza vendicarsi, e, congregato assai buono numero di cavalleria e fanteria, mandò li quattro suoi figliuoli a guastare il paese de la Sassonia. Questo intendendo, Beraldo supplicò l’imperadore che degnasse soccorrerlo. Il che Ottone con prestezza fece, esso Beraldo criando capitano generale de l’imperio, con uno espresso commandamento a tutti li soggietti e vassalli imperiali che a quello ubedissero come a la sua persona propria, e subito con denari e soldati lo inviò a la difesa de la patria. In quello mezzo avevano già li nemici col ferro, fuoco e sangue fatto gran danno, guastando quanto più potevano il paese. Passò con l’armata sua Beraldo a bandiere spiegate il Reno, disposto ovunque ritrovava li nemici combattergli. E caminando ebbe da una spia aviso come li nemici erano alloggiati molto disordinatamente cerca diece picciole miglia lontani da lui. Non credevano [li] nemici che così