Pagina:Bandello - Novelle. 4, 1853.djvu/367

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lasciato pregare e ripregare assai, disse il Gonnella: – Io faceva adesso una figura astrologica e quasi era finita, ma voi con la venuta vostra mi avete guasto il tutto, chè Dio sa quando io mi troverò disposto a sgrammaticare queste chimere astronomiche. – Oh oh! – disse il marchese – io dico bene che queste sono de le tue filostocche e de le baie che non vagliano nulla. Dimmi, ove hai tu apparato astrologia? certo tu farnetichi, pazzarone che sei. – Io lo dico, dissi e dirò tuttavia, – rispose il Gonnella, – che dimorerò vosco cento anni, e ancora non saperete la millesima parte de le mie vertù. Andate, andate, e non mi date noia. Fareste ben meglio ancora voi a imparare questa bellissima e dilettevole scienza, che vi potrebbe ancor giovare assai, ed è molto facile a impararla. E io mi obligo in poco spazio di tempo a insegnarvela. – Si partì il marchese senza fare altro motto. Cominciò poi il Gonnella ogni dì fare caratteri e segni, ora con la penna in carta e ora col coltellino su per lo muro, e si ingegnava mettersi in tale parte che il marchese il potesse vedere. Esso marchese veggiendo questo, si deliberò pure di voler vedere a che fine questa cosa devesse reuscire. Sapeva il Gonnella il nome de li pianeti e conosceva molte stelle in cielo; onde uno giorno, parlando a la presenza del marchese col medico di esso signore, disse alcune cose, che non so dove apparate se l’avesse, che appertenevano a la astrologia giudiciaria, di modo che il medico, che non devea perciò essere il più dotto del mondo, giudicò che il Gonnella fosse uno perfetto astrologo, e li disse: – Gonnella, Gonnella, tu mostri di essere buffone, ma tu mi pari uno eccellente astrologo. – Rivoltosi poi al marchese, disse: – Signore, cotestui ha il diavolo addosso. Egli è altro che noi non crediamo. Signore mio, egli ora ha tócco certi punti che ne la astrologia giudiciaria sono di recondita dottrina. – Per le parole di messer lo medico, che devea essere stretto parente di mastro Simone da Villa, il marchese cominciò prestar fede a le fole del Gonnella. Del che avedutosi il Gonnella, ordinò una trama per meglio adescarlo e darli piacere: fare che il medico fosse il beffato, fatto cavaliere bagna, come fu mastro Simone. Udite adunque come. Suole quasi per l’ordinario in Ferrara, presso la loggia che è sotto il gran palazzo de la corte, essere assai fiate su la publica strada di molte some portate dagli asini, di pentole, scudelle, boccali, olle, pignatte e altri simili vasi di terra cotta, che quivi si vendeno per uso de le case. Onde il Gonnella, con uno de li pentolai convenutosi, gli ordinò che il tale giorno con una soma di vasi se ne venisse, per quella vietta stretta che conduce in