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Pagina:Baracca. La carriera, le battaglie, le vittorie del grande aviatore raccontate nelle lettere alla madre.djvu/39

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IV.

PRIMI VOLI DI GUERRA


E

cco il tenente Baracca al fronte.

Sono i primi di agosto del ’15.

E’ tornato dalla Francia con un generoso bagaglio di propositi impazienti e combattivi. I racconti degli abbattitori di «Tauben» tedeschi uditi al campo esperimentale di Le Bourget, le diuturne manovre di inclinazione dell’apparecchio per mettere l’arma (mitragliatrice agente attraverso l’elica col dispositivo inventato da Garros) in posizione di tiro, gli avevano messo nel sangue e nel cervello questo già anelante alla lotta per le aspirazioni combattive mai celate - un desiderio ardente di poter finalmente azzuffarsi con gli aviatori austriaci in mai viste battaglie aeree nel cielo d’Italia ed applicarvi la scienza rudimentale appresa in quel campo.

Ma la guerra era tutt’altra cosa di quella che s’era sognata e che aveva desiderata.

Lo mandarono dapprima ad Aviano, al celebre campo presso Pordenone, molto lontano dal fronte.

La noia vi imperava. Là si volava ancora per sport.

Poi si avvicinò al fronte. Udine. Ma gli diedero subito, con i suoi compagni di squadriglia, de’ quali ricorrerà sovente il nome nei ricordi che trascriveremo, un compito poco rispondente alle sue aspirazioni. La squadriglia di «Nieuport» contrassegnata dal numero 8, se non erro aveva l’incarico, e solo quello, tassativamente, della protezione della città, sede del Comando Supremo e di varî altri importantissimi uffici e comandi.

- Potevano alzarsi in volo di caccia soltanto quando erano avvistati aeroplani nemici. Pel resto proibizione assoluta di allontanarsi dal cielo della città.