Pagina:Baretti - Epistolario I.djvu/20

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14 GIUSEPPE BARETTI

CONTRO N. N. Romano. Tu, che ti vanti avvocato romano, e allacciartela vuoi in poesia, se t’ho a dire, cogli altri, la mia, tu non sai qual sia piede e qual sia mano. Porre il scipito e rancio Loredano col grande inclito Bembo! oh frenesia! Te la perdoni la Vergin Maria, gli è un porre col Vangelo l’Alcorano. Tu credi aver a far con degli allocchi, e perché ’l nome d’alcun dotto sai, gittarci della polvere negli occhi; ma se per l’avvenir non toccherai corde diverse da quelle ch’or tocchi, un bue col companello ognor sarai; e da’ primi a’ sezzai eternamente si ’n prosa che ’n rima ti faremo dirieto lima lima.

VII Al dottor Gian Maria Bicetti — Treviglio. Milano, li 29 novembre 1741. Car.*”o amico. In piedi e nella bottega di Meneghino vi scrivo due parole. Io non ho saputo finora dove diavolo il Riviera si fosse; finalmente in quest’ordinario e’ mi scrive ch’egli è in Piacenza, onde oggi gli scrivo che mi mandi subito il sonetto per la monachina, che farò imprimer subito, e penso che, quando lo possiate avere per la mattina del io del venturo, sarà a tempo, e quella mattina ve lo recherà il Riviera, cred’io, o don Remigio, o qualch’altro. Egli, il Riviera, mi dice di sapergli dire quando si farà quella funzione, ché ci verrà. Il Grazioli anco mi ha scritto che voi gli avete mandato il mio ritratto, e ve ne so buon grado, ché,