Pagina:Baretti - La frusta letteraria I.djvu/46

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40 LA FRUSTA LETTERARIA Con tutto ciò, tanto su questo, quanto sopr’ altri punti toc- cati dal nostro partenopeo filosofo, io torno a dire che, se non tengo da lui, non ardisco né tampoco assolutamente decidere contro di lui, perché so che tanto su questo quanto sopr’alti punti si possono dire e replicare infinite ragioni. Una cosa però disapprovo in lui assolutamente, e questa è lo stile suo, che propio m’annoia e m’infastidisce quasi da un capo all’altro del suo libro, perché troppo a studio in- tralciato e rigirato si, che non poche volte abbuia il pensiero, e mi obbliga a leggere due volte un periodo se voglio inten- derlo. Com’ è possibile (ho detto fra me stesso mille volte leggendo queste sue tanto stimabili meditazioni), com’ è pos- sibile che un uomo, il quale è un’aquila quando si tratta di pensare, si mostri poi un pollo quando si tratta d’esprimere i suoi pensieri? Come mai un Genovesi ha potuto avvilirsi tanto da seguire i meschini voli terra terra di certi secchi e tisici uccellacci di Toscana? Eh, Genovesi mio, adopera gli abbindolati stili del Boccaccio, del Bembo e del Casa, quando ti verrà ghiribizzo di scrivere qualche accademica diceria, qualche cicalata, qualche insulsa tiritera al modo fiorentino antico o moderno; ma quando scrivi le tue sublimi medita- zioni, lascia scorrere velocemente la penna; lascia che al no- minativo vada dietro il suo bel verbo, e dietro al verbo l’ac- cusativo senz’altri rabeschi; e lascia nelle Fiammette, e negli Asolani, e ne’ Galatei, e in altri tali spregievolissimi libercoli, i tuoi tanti « conciossiacosacché », e i «perocché», e gr« im- perciocché», e i verbi in ultimo, e r«e» tra un addiet- tivo e l’altro, e il « confacentesi », e il « signoreggialo », e il « mancheranti », e il « Dio aiutantemi », e tutte quell’altre ca- cherie e smorfie di lingua, che tanti nostri muifati grammati- cuzzi vorrebbono tuttavia far credere il iion plus ultra dello scrivere. Né ti far dir queste cose due volte, veh!; e mandami il secondo e gli altri tuoi tomi scritti alla buona, altrimenti spedirò il mio schiavo Macouf al tuo Vesuvio con essi, e gli ordinerò che li scagli e precipiti in quel voracissimo suo fuoco.