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LETTERA VENTINO VESIM A

di Filippo Marchionne a Luigi Riccomanni

[Si faccia anzitutto valente nella lingua greca e principalmente nella latina, e procuri di non ammucchiarsi in testa moltissime cose, ma di badare solo a cognizioni sode e ben approfondite.] Vi ringrazio, signor nipote, della civiltá ripetutami varie volte, facendo varie poscritte alle lettere del padre vostro; e vi ringrazio piú ancora di questa lettera tutta intiera che m’avete scritta di moto propio. De’ dizionari e delle grammatiche inglesi ve ne manderò anche piú del bisogno, insieme con qualsivoglia libri mi vogliate chiedere; ma se, come a zio, m’è lecito interrogarvi: che volete mò fare della lingua inglese, la quale vi sará quasimente impossibile d’apprendere costá senza maestro? Voglio supporvi animoso, e non ignoro che i giovani animosi possono fare di grandi miracoli quando si risolvano d’adoperare ogni loro forza nell’acquisto d’una lingua, sia difficile quanto sa esserlo. Nulladimeno, avendo voi veramente voglia, come pare l’abbiate, di rendervi cospicuo battendo la strada delle lettere, sarebbe molto meglio, nell’opinione mia, v’appigliaste ad apprendere cose facilmente apprendibili nella cittá in cui vivete h). Costá un giovane, quando il voglia, può rendersi valente nella lingua latina e nella greca, principalissime chiavi del sapere umano. Della latina, poiché siete passato alla scuola di logica, è forza ne sappiate giá moltissimo: dunque andate alla lingua greca. Vostro padre non fará con voi quello che il mio fece con me, non avendo voluto, quand’ero piccino, permettermi giammai che la studiassi. Piú d’una volta il buonuomo me ne strappò la grammatica di mano e me la battette in capo con molte (i) Parla della citta di Torino, come si vedrá tosto.