Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/138

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conosciuto da cinquecento persone in tutto quanto il globo terraqueo, si bea sii del «celebre» in grazia d’un tuo compare da Verona? Oh, traditore, ché quasi te l’ho detta: lo sai tu che nella Europa sola si contano da centoventi milioni di persone? Aggiungi quattrocentocinquanta milioni in Asia, dugento milioni in Africa, cento milioni in America, e forse qualcosa piú d’altri cento milioni nelle terre non peranco visitate da’ baldanzosi europei. Queste tante persone sommate tutte insieme fanno intorno a mille milioni; e di que’ mille milioni di persone non ve n’ha una che conosca il mio nome, trattene quelle cinquecento che giá contai. E tu vuoi, anima mia, ch’io mi bea su quel «celebre», io che sono ignoto a mille milioni di persone e che sono soltanto noto a persone cinquecento? Havvi egli ragguaglio tra cinquecento e mille milioni? Va bene, conte mio dolce, che il nome d’Omero e quello di Platone, o quello d’Alessandro e quello di Giulio Cesare, o simili altri nomi s’abbiano un poco del celebre, altro in bene, altro in male, poiché da molti milioni di persone sono stati pronunziati e si pronunziano tuttavia; ma come si può che il mio nome, pronunziato, e non troppo di spesso, da cinquecento sole persone, come si può che s’abbia mai del celebre, non avendo da questo lato se non l’autoritá unica e nuda d’un tuo compare da Verona? Oh, Mazzuchelli, Mazzuchelli! Oh, questa io nolla posso mandar giú, nolla posso inghiottire! Io me la sento qui nelle fauci che la mi strozza! E s’io non ci ho verso a inghiottire il «celebre», com’è possibile ch’io possa mai ingoiarmi quegli altri due aggetti vacci d’«impareggiabile» e «d’immortale»? Capperi! E’ suonano ciascuno anche piú magnifícentemente che non suona quel «celebre»; sicché io non li voglio in corpo, no, in coscienza mia! Oh, conte, quanto siamo sgangherati noi italiani, sempre che ci facciamo a lodarci gli uni gli altri! Chi ne prestasse fede, oh! siamo gente grande, gente maravigliosa, gente da non si dire! Se abbiamo fatto un sonetto, oh! Se una canzone, oh! oh! Se un capitolo, se una decina d’ottave a forza di rimario, oh! oh! oh! sine fine dice?ites! Gli è vero che le lodi sono per lo piú la sola ricompensa de’ nostri versi, come delle prose