Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/182

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arrivata balia, la quale non si può dire come sbigotti quando da quel voracissimo coso si vide trasformare in poco d’ora uno de’ suoi mappamondi in una vescica sdrucita! E non furono quattro né sei né dieci né venti ma dugento e trecento e fors’anco quattrocento le minestre, che la buona femmina dovette papparsi e ripapparsi a tempo a tempo, onde poter supplire alla incessante non meno che spropositata ingordigia del suo marmocchino. Il padre Vincenzio s’aveva in casa da molt’anni un prete suo parente, chiamato don Timoteo, assaissimo versato in varie sorti di sapere e nella scienza principalmente che dal volgo fiorentino viene detta «storlomia». Il qual prete, nello scorgere la furia mostrata dal putto intorno a quella poppa della su’ balia, profeteggiò tosto nell’orecchio a Vincenzio come il suo figliuolo sarebbesi un giorno molto affaccendato nello studio di tutti i corpi che s’hanno foggia di globo, e con non poco vantaggio pecuniario di tutti que’ futuri meccanici, che venissero a seguire le sue teorie in fatto di cose sfericamente formate. E non erano per avventura scorsi quattordici intieri mesi dacché la mamma l’aveva partorito, che il piccolo Galileo cominciò a menare molto arditamente le gambicciuole e ad aggirarsi per casa senza carruccio, anzi pure senza sostegno veruno; né sarebbe cosa breve il narrare ad uno ad uno tutti i malannuzzi che venne successivamente cagionando ad ogni stoviglia, ad ogni vetro, ad ogni porcellana ed a qualunque altra cosa di fragile natura che se gli parava dinanzi. Galileo voleva toccare ogni cosa e rovistare ogni cosa e porre sozzopra ogni cosa, e cosi tombolava e rompeva e sfrantumava ogni cosa. Olle, pignatte, vasi, bicchieri, piatti, scodelle, tutto era da Galileo ridotto in bricioli, e quasimente senza farsi la minima fatica. Bastava che vedesse perché volesse toccare; bastava che toccasse perché guastasse e rovinasse cogli urti anche piú leggieri: indizio chiarissimo, profeteggiava il vecchio prete senz’esser re di Garamanta b), come un di Galileo avrebbe guasti e (i) Profeta mentovato dal Boiardo nell ’Orlando innamorato.