Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/185

Da Wikisource.

e le debolezze de’ corpi, co’ loro impulsi e colle resistenze loro, e i moti oscillanti delle lampade e d’ogni cosa che s’avesse vista pendere da ogni alto luogo. Cresceva frattanto Galileo al modo che tutti i fanciulli dell’etá sua sogliono crescere, e diveniva ogni giorno, ogni settimana, ogni mese piú vigoroso di corpo come di cervello; tanto che andava ad ogn’ora mutando di passatempi e lasciando di fare questa e quella cosa per fare questa e quell ’altra. E don Timoteo, che gli andava sempre piú mettendo amore, gli veniva poco a poco insegnando a leggere, non mica ponendogli dinanzi l’opere di Tullio, di Demostene o d’altri patrassi latini e greci, le quali richieggono matura etá, chi le vuole intendere, e che non sono punto cose da invaghire della lettura i ragazzocci tenerelli; ma sibbene de’ libriccini dilettosi e pieni di cosucce leggiadre, che stuzzicano e risvegliano piacevolmente l’immaginativa: tanto che Galileo non s’aveva peranco tócco il secondo anno del suo terzo lustro, che giá s’era fitta e ribadita nella memoria la vaghissima fola dell’accortissimo Bertoldo e quella della bella Maghelona e quella di Paris e Vienna e quella del valoroso Guerrino detto il Meschino e i Reali di Francia e Dama Rovenza del Martello e molt’altre siffatte, ché sarebbe una tantafera soverchio prolissa chi volesse dirle tutte per lo minuto. E non vi pensaste giá, signor cardinale, che andando innanzi coll’etá il Galileo, ornai fatto adolescente, non si desse a leggere opere di vie maggior calibro. Ché anzi nell’anno quartodecimo del suo vivere egli s’era pur impratichito assai assai de’ libri di cavalleria, tenendo molto bene a mente i principali fatti d’arme e d’amore che andava incontrando in ciascuno d’essi; cosicché ad un bisogno sapeva non soltanto e con puntualissima esattezza ripetere i nomi delle dame e de’ cavalieri e delle donzelle e degli scudieri e de’ giganti e delle fate e degl’incantatori e de’ mostri mentovati in que’ libri, ma etiam quelli de’ cavalli e delle spade e de’ castelli incantati e de’ ponti perigliosi e d’ogni qualsivoglia cosa degna di non essere scordata quando s’è letta una volta. E non è da dire come il padre