Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/187

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che venne per sua sciagura ad abbattersi in quel lione, appunto sul margine d’una limpidissima fontana; ed appiccata la battaglia fra di loro, in poco d’ora gli sfracellò la grossissima testa con un bastonaccio che usava portare per arme; non però prima d’essere stato dalla malnata bestiaccia molto malconcio egli stesso e guasto della persona, perché il lione gli aveva di primo lancio fatto uno squarcio troppo grande nel ventre co’ grossi unghioni. Al ruggire della fiera e alle dogliose grida di Pulicane, il cavaliero e la principessa, che secondo l’accordo gli erano venuti dietro alla traccia, spronarono quanto piú potettero i ronzini e giunsero in poco d’ora alla fontana; dove, trovando il povero Pulicane che si stava morendo a lato al morto animale, non si può dire il pianto e i dirotti lamenti che fecero nell’atto che lo battezzavano, acciocché non si morisse pagano com’era nato. Ed erano le ultime affettuose parole, dette da Pulicane alla sua principessa, quelle che avevano commosso e intenerito il cuore, anzi pure scompigliata e buttata sozzopra la vivida fantasia di Galileo, in guisa che non poteva quasimente dar sosta ai sospiri ed ai gemiti malgrado la venuta del prete. Al quale non fu costi diffícile lo sciorinare un nuovo pronostico e dare per cosa certissima come quel dolore del suo allievo indicava in modo luminoso che un di sarebbe stato un uomo d’ottimissima bontá, e che s’avrebbe fra l’altre virtú esercitata in un molto fervido modo quella della compassione verso ogn’uomo e verso ogni cane: avvegnaché ogn’uomo era manifestamente simboleggiato nella parte superiore di Pulicane, come ogni cane lo era nella sua parte inferiore. E se il nostro Galileo, soggiungeva il buon Timoteo, ha un giorno a mostrar compassione verso ogn’uomo, perché non verso ogni donna, non essendo le donne se non altrettanti uomini d’un genere poco differente dal nostro? E se deve mostrarne altresi a’ cani, perché non a ciascun altro quadrupede, poiché nessun quadrupede s’ha una gamba di meno, come né anco una di piú, di qualsivoglia cane? Ma la mia lettera, signor cardinale, comincia a divenire un po’ ricadiosa per la soverchia lunghezza; onde fia meglio fermar