Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/224

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DI DON ALESSIO MELINA A GIUSEPPE IGNAZIO CORTE 223 vocabolario, e’ si rimarrá tuttavia piú ricco di quello del Johnson e di quell’altro dell’Accademia franzese? Misera lingua toscana o tosca, io ho gran paura che, togliendoti tutte queste belle ricchezze, rimarresti molto pitocca al paragone di quelle due rivali! Comincia mò a vedere se hai ragione di metterti piú su della latina ed anche piú su della greca, come t’hai improntamente fatto un tanto numero di volte coll’aiuto de’ tuoi Buonmattei, de’ tuoi Dati, de’ tuoi Salviati, de’ tuoi Bostichi, de’ tuoi Salvini, de’ tuoi Crescimbeni, de’ tuoi Orsi e di tant’altri tuoi ciancioni, che basta ti chiamino bella piú d’ogn’ altra lingua perché sieno tosto da un’ infinitá d’altri ciancioni decorati con mille onorificentissimi appellativi! Ma giacché sono a dire di quel registro di vocaboli toschi tanto venerato dalla nostra sapiente Italia, come non si vergognarono i suoi compilatori di cavar il titolo d’un libro, tanto importante di sua natura e tanto necessario ad un vasto paese, da un puerile concettuzzo sopra uno ordigno che serve a separare la farina dalla crusca? Potevano le Signorie Loro mostrarsi piú ragazzesche di quello che han fatto, rendendo serio e solenne uno scherzo miserabilissimo sopr’un buratto? Oh, possanza di menti quasi divine, che dopo un lungo e profondissimo speculare trovarono finalmente come un’accademia s’assomiglia ad un buratto e come i buoni vocaboli d’una lingua s’assomigliano tanto alla farina quanto i cattivi alla crusca! Gridiamo «evviva» a quegl’intelletti acuti come tante spille, che, rendendo seria e solenne quest ’arlecchinesca freddura, furono cagione che altri intelletti acuti come tanti aghi cavasser quindi tant’ altre sottilissime sottigliezze dallo staccio, dalla tramoggia, dal frullone e dall’ altre parti di quell’ordigno glorioso! Qual maraviglia è dunque, signor conte, se uomini capaci di render serio e solenne un cosi magherò concettuzzo non ebbero poi bastevole discernimento da vedere che i nomi superlativi, quando regolarmente dedotti da’ nomi positivi, era cosa inutile il registrarli nel vocabolario loro? se non seppero scorgere che i vocaboli affatto vieti non occorreva alfabetarli quivi, poiché il farne uso non ci è né ci dev’essere permesso? Qual