Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/227

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autorelli che scrissero ab antico, per appunto come si parlava comunemente nella loro cittá: vale a dire non solo senza scelta, senza criterio e senza quasimente dottrina veruna, ma etiarn in modo si assolutamente goffo e plebeo, da fare stomaco a chiunque s’ha la mente ben fatta e ben istrutta. E di fatto, signor conte, che diavolo sono stati, verbigrazia, se non autori goffi e plebei que’ loro frati Giordani e frati Iacopi o Iacoponi, che «prediconno quale in Santa Liparata il di di berlingaccio», quale «in Nostra Donna della ’mpruneta la mattina del ferragosto», e quale «al ponte di Santa Trinitá la sera di befania»? Che s’ hanno a fare colla lingua universale d’ Italia queste cacherie fiorentine? E che furono mai que’ loro Amaretti e que’ loro Arrighetti, non so se notai del Comune o araldi della Signoria, che nelle loro informi cronache «ne dissono» come «lo re Lisandro macedonio giva per Babillona a cavallo un cavallo appellato Bucifalasso», o che «fue in Creta una fata dagli occhi d’oro, chiamata Drianna, la quale trasse uno re, chiamato Tisero, dell’arbintro periglioso»? Questo linguaggio è linguaggio da mettersi in bocca a un cruscante in commedia, ma non è linguaggio da considerarsi come parte di quella rispettabile lingua italiana che debbe adoperarsi ne’ nostri libri. E che furono mai que’ tanti messeri Ricardacci, e que’ tanti seri Simintendi, e que’ tanti maestri Aldobrandini, e que’ tant’altri antichissimi non meno che ignorantissimi scrittori, dati all’Italia per modelli di bello e corretto scrivere da que’ signori accademici requiescantí Si fossero almeno le Lor defunte Signorie illustrissime contentate di amichevolmente consigliarci a leggere quelle stucchevoli leggende per accrescerci i capitali della lingua, e per imparar anche come s’ ha a scrivere quando si voglia scrivere con rozza e volgare semplicitá certe cose che richiedono volgarismo e rozzezza! Ma darceli per modelli e per esemplari della vera e purissima lingua nostra? ci burliamo noi? I modelli della lingua latina sono i Cesari, i Ciceroni, i Saliusti, i Livi, gli Orazi e i Virgili; i modelli della greca sono gli Omeri, i Pindari, gli Anacreonti, i Sofocli, gli Euripidi, i Platoni, i Demosteni e gli Aristoteli; i modelli della francese sono i Corneli,