Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/309

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arte. Acciocché dunque le poche facoltá della musica si possano dilatare quanto piú permette la natura loro, è forza che ogni dramma non oltrepassi un certo numero di versi, e che sia diviso in soli tre atti e non in cinque, come le aristoteliche regole richiederebbono; ed è forza che un’aria non esca dietro ad un’altra dalla bocca dello stesso personaggio; ed è forza che tutti i recitativi sieno brevi e rotti assai dall’alterno parlare di chi viene in iscena; ed è forza che due arie dello stesso carattere non si sieguano immediate, ancorché cantate da due diverse voci, e che l’allegra, verbigrazia, non dia ne’ calcagni all’allegra, o la patetica alla patetica; ed è forza che il primo ed il secondo atto finiscano con un’aria di maggior impegno che non l’altre, sparse qua e lá per tutti tre gli atti; ed è forza che nell’atto secondo e nel terzo si trovino due belle nicchie: l’una per collocarvi un recitativo romoroso seguito da un’aria di trambusto, l’altra per acconciare un duetto o un terzetto, senza scordarci, quando sia duetto, che debbe sempr’essere cantato dai due principali personaggi, uno maschio e l’altro femmina, o, quando sia terzetto, che il terzo personaggio sia sempre quello che chiamasi il «tenore». Coteste, oltre a molt’ altre leggi de’ drammi musicali, appaiono ridicole alla ragion comune d’ogni poesia; ma chi vuole conformarsi alla privata ragione de’ drammi destinati al canto, è assolutamente forza si pieghi e si sottometta a tutte coteste leggi non meno dure che strane, e che badi ad esse anche piú assai che non alle stesse intrinseche bellezze della poesia e che non alla medesima buona condotta della favola. E aggiungiamo a tutte quelle leggi anche quell’altra assolutissima che riguarda le decorazioni, e che comanda al poeta di somministrare al pittore il modo di spiegare i suoi piú vasti disegni; ed aggiungiamo eziandio l’altra, che appare una mera buffoneria nel dirla, ma che non è però meno indispensabile d’ alcun ’altra: cioè quella di fornire al sarto la via onde mostri anch’esso il valor suo in una grande varietá di vestiri. E mi dicano poi i signori petrarchisti e i signori bernieschi e insomma tutta la turba de’ sonettisti, de’ canzonisti e de’ capitolati d’Italia, se le loro tanto vantate intellettuali fatiche sieno da paragonarsi a un millesimo