Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/356

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poca bagattella? Sa Vossignoria che sedici milioni e dugentomila paoli formano un terzo, se non i due quinti, della nostra entrata pubblica, vale a dire formano una somma che agguaglia il terzo, o forse i due quinti, di quello che tutto il paese nostro contribuisce al principe, onde possa mantenerlo, difenderlo e farlo prosperare? E siccome le diciottomila Riverenze Loro non lavorano punto le nostre terre, non s’adoprano in veruna delle manifatture nostre, non mercanteggiano punto, e insomma non professano arte né mestiere lucroso, occorr’egli sconciarsi a provare che non accrescono per la loro virtú né tampoco d’un paolo Tanno i capitali della lor patria? che le riescono anzi d’un peso addosso del tutto morto, poiché bisogna pure che que’ sedici milioni e dugentomila paoli, indispensabilmente necessari al mantenimento loro, si ricavino tutti, di riffe o di raffe, sino all’ultimo quattrino dalle riunite fatiche, dall’industria riunita de’ nostri agricoltori, de’ nostri mercatanti, de’ nostri operai e degli altri benemeriti cooperatori alla nostra pubblica ricchezza? V’è egli che apporre una sola sillaba in contrario a questo conto, signor don Vittorio mio? Dico io qui una cosa che non sia vera da un capo all’altro? Certo che no! Il conto mio è innegabilmente giusto, e debbe innegabilmente ammettersi da ogni persona non onninamente fatua, da ognuno che s’abbia la minima bricia di raziocinio e di lume naturale. Ma, col nome di Dio, qual diritto s’ha mai una qualche classe d’uomini d’essere mantenuta a ufo dall’altre? di godersi in una perfetta sfaccendatezza una tanta parte delle generali fatiche, della generai industria dell’altre classi? Certo nessuno nessunissimo, ch’io sappia! Ma il costume lungo e l’invecchiata supinitá del nostro popolo, fattosi poco a poco frataio da piú e piú secoli, è ita oggimai tant’oltre, che non sente piú punto la gravezza d’un peso tanto enorme, tantissimo disorbitante. — E se il goffo popolo non sente piú punto quella gravezza, di che ti dai tu affanno, messere Tuttesalle? A che prò o a che proposito vieni tu qui cercando cinque piedi al gatto, divincolandoti serpentinamente, onde gl’ignoranti s’avveggano della loro ignoranza e gl’infelici dell’infelicitá loro? — Ecco,