Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/381

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bella domenica mattina mandò le sue dodici coppie d’innamorati alla chiesa del prossimo villaggio, dove, a spese del conte, il curato le avvinse tutt’ a dodici col santo laccio connubiale. Terminata la piacevole cirimonia, gli sposi se ne vennero tutti in un drappello alla casa sull’altura, dove il conte li aspettava con un pranzo il piú contadinamente lauto che potette, e che s’ebbe il suo bel ballo dopo. Durante il quale, imbrunita giá la sera, uscendo inosservato dalla sala e scappando di casa per una porta di dietro, s’andò a ficcare in un calesso, che aveva tacitamente ordinato si trovasse a quell’ora ad una certa distanza sulla via maestra; e, tirando con molta fretta verso Sinigaglia, s’involò cosi di repente alla gratitudine de’ tanti che aveva beati, almeno per alcun tempo, coll’atto generoso di matrimoniarli a costo suo. Oh, signor Tolomeo! Noi n’abbiamo veduti molti de’ signori in questo secolo viaggiare per la nostra Italia, e delle teste coronate medesimamente! Vogliamo nondimeno dire che alcun d’essi s’abbia mai fatta una cosa degna da compararsi a quella che il conte fece in quel luogo? No, davvero! Ma non entriamo nelle riflessioni morali. Il fatto sta che la vecchia fante, un’ora dopo la partenza del padrone, secondo l’ordine lasciatole da quello, fece palese alla brigata com’egli se n’era ito al suo paese per non piú tornare. Lascio all’immaginativa del mio signor Tolomeo il concepire lo stupore misto di doglia, che una tal notizia produsse negli animi degli astanti, e come rannuvolò l’allegrezza loro. Il conte viaggiò tutta notte e, la sera del giorno dietro, giunse a Pesaro da certi suoi parenti, che l’aspettavano da un pezzo, maravigliati del suo non dar loro novelle di sé. Tornato a Modona, fece tratto tratto dell’altre scappate a Roma e passò piú volte per Ancona, si nell’andarvi che nel tornarne; ma pigliando sempre le sue misure in guisa, che non gli occorresse mai di farvi né tampoco un’ora di soggiorno, sempre temendo d’abbattersi in alcuno de’ tanti buoni amici che s’era fatti in quelle vicinanze, fitto sempre nel cercare opportunitá di rendere altrui lieto a suo potere e sempre arrossendo d’esserne ringraziato.