Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/426

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e forestiere, antiche e moderne, son vive ed eloquenti al pari di queste». Ma, se il Morandi si attenne fedelmente al testo dell’edizione del 1779, non si può dire che abbiano fatto sempre altrettanto gli editori di Milano dei Classici italiani; perché, seguendo il criterio del Custodi, che ho giá rilevato, essi omisero talora qua e lá passi e parole, certo per que’ riguardi e que’ timori editoriali a cui ho sopra accennato, e dei quali — tanto per citare almeno un esempio — il lettore può avere una prova eloquente, confrontando la lett. 22 della parte n con la lettera lix dell’edizione di Milano (iv, 599-605). Onde, anche per questo riguardo, era ormai necessario che di questa Scelta di lettere suppositizie fosse data un’edizione piú fedele e piú scrupolosa. E tale vuol essere la presente. II Nei due tometti della Scelta vanno dunque distinti tre gruppi di lettere: a) lettere composte dal Baretti per l’occasione; b) lettere realmente scritte da lui a parenti e ad amici, e delle quali o si era fatta dare o conservava copia presso di sé; c) lettere desunte da opere sue pubblicate anteriormente. Che le lettere dei primi due gruppi (complessivamente settanta su ottantasei) siano importanti di per sé e per lo studioso del Baretti, non v’ ha alcun dubbio, chi pensi solo ai propositi che, come abbiam visto, lo scrittore torinese manifestava agli amici, mentre preparava la sua Scelta-, e all’audacia di pensiero e di linguaggio ch’egli, ormai lontano, e forse per sempre, dall’Italia, poteva liberamente manifestare. Cosi, per esempio, il breve passo che, nella lettera 5 della parte 1, va dalle parole: «Pensa tu la dolce vita...» sino a: «...a noi non importa un fil di paglia» (p. 28), faceva parte di una lettera al fratello Filippo da Milano, io novembre 1761, da cui il Custodi lo tolse in servigio delle sue Memorie (1, 85); e lo squarcio della lettera 6 della stessa parte, che riguarda la vanitá dei ministri di Dio (pp. 29-30), ricorda, persin nelle parole, ciò che il Baretti scriveva al Tanzi da Londra, il 19 aprile 1758 (cfr. E. Bertana, Otto lettere inedite di Giuseppe