Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/430

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sé e bisogna sia aiutato in questo stesso caso da uno studio e da un giudizio e da un gusto, che i fiorentini non hanno e non posson avere dal loro esser tali. Ma, se il dialetto particolare di Firenze s’ha vantaggio da questo canto su tutti gli altri dialetti d’Italia, non ne viene per conseguenza diritta che tutti questi sieno del tutto da dispregiarsi e da vilipendersi, perché non ve n’ha neppur uno che non s’abbia le sue grazie naturali, e buono quanto il fiorentino ad esprimere in rima cose vaghe e piacevolissime a sentirsi. E moltissimi componimenti in versi v’hanno in ciascuno d’essi da far faccia, non dico a que’ del Saccenti o del Fagiuoli, che sarebbe poca cosa davvero; ma da stare di rincontro anche ai piú be’ tratti del Pulci, del Berni, del Lippi e di qualsivoglia altro poeta bell’umore, di cui Firenze si possa far bella». IV Ma, a parte queste quattro lettere — per l’omissione delle quali vi sono, come ho detto, ragioni speciali — le altre dodici ricompaiono integralmente in questo volume. E non indarno. È fuor di dubbio che, trattandosi di un’opera rarissima, e non certo delle meno utili alla conoscenza dell’uomo e dello scrittore, una ristampa parziale, per quanto diligente e rigorosamente ciitica, non potrebbe corrispondere all’aspettativa degli studiosi, se non nel caso che quelle lettere, che si sarebbero potute omettere (lascio di parlare dell’unica che non è del Baretti (i), ma che ha pure qui il suo valore dal fatto che il Baretti l’ha voluta introdurre, emendata, nella sua Scelta e che da essa ebbe forse la spinta a svolgere in altre lettere lo stesso grave argomento), riproducessero esattamente gli scritti barettiani anteriori, a cui le abbiamo viste corrispondere. Ma questo, assolutamente, non è. Basta che il lettore si dia la pena di confrontare una qualunque di quelle lettere con lo scritto anteriore corrispondente, perché si persuada subito che non v’è (i) È noto invece che!e lettere pubblicate dal Baretti nella sua Frusta sotto vari nomi, sono tutte opera sua; cfr. la sua lettera a Francesco Carcano, da Venezia 24 dicembre 1763, in Opere di G. Baretti, ediz. dei Classici italiani, s. c., t. iv, PP- 73-4-