Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/73

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di carta bianca spiegato su quel suo desco, non è egli chiaro che n’avrebbe un bel numero da mandarmi ogni volta che mi scrive? Ma Vostra Eccellenza lascia acquetare il fermento e mettesi a scrivermi quando il cervello suo non bolle piú intorno alla sua gianduia pineale: ed ecco come avviene che si trova poscia costretto a dirmi e a ripetermi la cantafavola del suo non avere che mi scrivere. Veda, signor Filippo, come, senz’avere un’acca di sostanziale da dirle, holle pur piena la mia carta bianca da ogni lato. Faccia di rendermi la pariglia, o ch’io mi porrò in una collora grande. Ma sa Ella che domane, giorno di san Marco, faranno quarant’anni ch’io sbucai dall’alvo materno? Quarantanni, signor si. E come gli ho spesi e adoperati? Domane mediterò su questo punto, se mi dará il cuore. Stiesi sano e scrivami piú di spesso.