Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/77

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entro nelle chiese e mi ficco per le case e vado ai teatri, a’ giardini e agli altri luoghi dove le genti si ragunano per sollazzo o per faccenda, e mi caccio nelle botteghe e nelle officine, e parlo con chiunque intende il mio gergo franzese, poiché l’italiano mi serve di poco, e ascolto e noto a libro ogni cosa che vedo, che sento e che penso. E perché tutto questo? Per aver un giorno, come dissi, di che cianciare con voi e cogli altri amici, quando sarò tornato a voi e ad essi. Che bella cosa, Giancarlo, allorché mi sentirete narrare, come giá Enea, le tante avventure avvenutemi! quando starete tutti attenti, come giá Didone e i suoi nuovi cartaginesi, ingoiandovi a minuto que’ racconti delle mie avventure! Sarebbe pur bella se voi, signor poeta, ne veniste poi a comporre un negozio in versi, che s’intitolasse la Balestreide o la Balestrissea’. Ma sará quel che sará. Frattanto statevi con Dio e ragguagliatemi spesso di quello che s’anderá facendo costá, e ditemi di voi a minuto e degli amici ad un per uno, si de’ maschi, si delle femmine. Vale.

Poscritta. Di grazia non vi si dimentichi dire al padre Del Borgetto che ho ricevuta pur ora la sua e che gli farò risposta la prossima settimana senz’alcun fallo. Vale un’altra volta.