Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/94

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fiuta una mula vicina; e come se il Nedham avesse vomitata una qualche grande eresia, gli ha dichiarata la prefata guerra con cert’ altre scritture, colle quali prova chiaro come il buio che quegl’intagli sulla fronte, sulle guance e sul naso della statua non sono caratteri fenici e molto meno cinesi, ma sibbene calabresi di molto fresca data; e l’interpretazione che ne dá mostra innegabilmente come il loro significato non s’estende se non ad informare il benigno lettore del prezzo a cui il caciocavallo si vendeva per pubblico decreto in Calabria ai tempi del poeta Ennio, il quale, come sapete, era di Musciagna nel territorio d’ Otranto, e di cui lo scultore che fece la statua era contemporaneo. Checché ne sia di queste due opinioni, assai di questi letterati menano un tumulto per questa cosa, che non ne fu la metá in Roma quando Cesare fu stilettato in Campidoglio da Bruto e da quegli altri traditori. Divisi in due eserciti moltissimo formidabili, gli uni sieguono la bandiera padovana, gli altri lo stendardo britannico. Il Bartoli, che guida il primo esercito col titolo di maresciallo, s’ha scelto per brigadiere generale un certo Carlo Denina, personaggio di molto conto perché versato quasimente quanto il Bartoli in ogni sorta d’antichitá, e specialmente tanto fitto nella letteratura calabrese che lo stesso Pulcinella non gli aggiungerebbe al ginocchio, non che alla cintura o al bellico. L’esercito contrario non occorre pur dirlo che viene capitanato dal Nedham, il quale, da vero inglese, si reca a scorno l’essere aiutato quando può fare da sé; e tanto piú che si tiene la vittoria non meno sicura che facile nel caso si venga ad un fatto d’armi, che sa il cielo quanto riuscirá sanguinoso, tosto che le penne degli uni e degli altri saranno tutte ben puntute e vòlte l’une verso le altre! Vi par mò, signor Francesco, ch’io v’abbia tenuta la parola di ragguagliarvi a minuto delle usanze e della letteratura che s’usa in questa cittá? M’è però forza soggiungervi che tutto il sapere di Torino non si concentra tutto nel Bartoli e nel suo ridicolo brigadiere generale messer Carlo Denina. Non sono da passarsi in silenzio, per esempio, un Lagrangia, un Saluzzo, un padre Beccaria, un padre Agnesi, un Brovardi, un Somis,