Pagina:Baretti - Prefazioni e polemiche.djvu/174

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venticinque mila disperatacci , vogliamo noi dire che si lascerá ora disfare in fretta in fretta e pigliare da noi come un poltronaccio? Supponghiamo, con tutto ciò, che la giornata sia nostra: crediamo noi che lo sará in guisa da lasciarci forze bastevoli onde poter entrare difilato nella sua Lucca, malgrado i molti de’ loro che pareranno colá dietro la zuffa? Ma se in vece di manomettere Castruccio, e’ manomettesse noi, come domine andrebb’ella? Io voglio credere che nemmeno per questo e’ ne piglierebbe Firenze. Ma che sarebbe del contado d’essa e delle nostre ville e d’ogni nostra terra? Castruccio arderebbe, Castruccio diroccherebbe, Castruccio struggerebbe ogni cosa. A che giuoco dunque giuochiamo?

Volete voi, signori miei, ch’io ve ne dica una alla rovescia di quelle di Niccolò? Noi, magnifiche Signorie, non abbiamo troppo il modo di mostrare la magnificenza nostra, perché lo Stato che tegniamo è troppo meschina cosa. Dunque allarghiamolo. Ma in qual modo? State zitti, ch’io ve lo voglio apprendere. La sola via d’allargarcelo è quella di non essere piú quel che siamo: vale a dire, di non continuare piú ad essere Signorie repubblichiste, ma diventando Signorie monarchiche. In vece dunque di mangiarci arrabbiatamente l’anima l’un l’altro, come tuttodi facciamo, scegliamoci un padrone che ne meni tutti eguali, e questi sia questo medesimo indemoniato Castruccio. Si, signori, chiamiamolo a Firenze onde sia nostro assoluto sovrano, e coli ’unico patto che venga a piantare la sua real sede in questa nostra cittá. Egli ha venticinque mila uomini. Diamogli per giunta i nostri quaranta mila. A tanto esercito, capitanato da un tanto capitano, chi potrá far fronte mai? Tutta Toscana sará sua in meno che non lampeggia. E’ passerá quindi i monti e Bologna sará sua; e Imola e Cesena e Rimini e Pesaro e tutta Romagna sará sua, che tutti cotesti Bentivogli e Fortebracci e Piccinini e Baglioni e Orsini e Vitelli e Malatesti e Ordelaffi e quanti sono, tutti saranno disfatti immediate; e poi la Marca tutta sará sua, e cosi l’Umbria e ogni cosa sino a Roma, dove stanno que’ papi che ne vanno tratto tratto scomunicando. A misura che Castruccio fará de’ passi, l’esercito suo anderá