Pagina:Barrili - Arrigo il Savio, Milano, Treves, 1886.djvu/253

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cava l’argomento delle sue ammirazioni, ed essa non voleva profanare un sentimento così nobile e puro come il suo per Cesare Gonzaga, mettendolo in discussione, a proposito d’un sarcasmo del conte Guidi, di quel vago cavaliere, che oramai poteva essere tenebroso a sua posta, poichè ella non lo studiava già più.

La contessa Giovanna finse di contentarsi per allora, immaginando giustamente che la giovine amica si sarebbe ostinata nel facile perdono di una frase non voluta ricordare.

— Ah, bene! — diss’ella. — Temevo già che tu fossi in collera con lui, e che la collera potesse consigliarti una risoluzione a suo danno.

— Una risoluzione! — esclamò Gabriella. — Io? E quale?

— Eh, per esempio... di sposare il signor Valenti. —

Al colpo inatteso Gabriella si scosse, e guardò in viso l’amica, ricorrendo involontariamente col pensiero alla lettera anonima ricevuta dalla sua cameriera. Sotto quelle parole sentì palpitare il dramma, la candida ma