Pagina:Barrili - Castel Gavone.djvu/182

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— Ed io pure, padre mio, che tale ben posso chiamarvi; — soggiunse il Cascherano, con impeto di onesta baldanza. — Per aver parte a’ vostri pericoli sono appunto venuto, e, sebbene giunto l’ultimo tra questi degni e fedeli gentiluomini vostri, mi dorrebbe di non essere il primo a seguirvi. —

Giacomo Pico, diede un’occhiata sospettosa a colui che parlava in tal guisa, chiamando il marchese Galeotto col nome di padre. Nicolosina, che spiava attentamente, quantunque in aria di noncuranza, ogni atto del Bardineto, notò quell’occhiata e il cuore le diede un sobbalzo.

— Gran giorno per me! — diceva frattanto il marchese, a cui splendevano d’inusata luce i grandi occhi azzurri, che dovevano andar famosi nella storia del suo tempo. — Giacomo Pico, il nostro valoroso compagno d’armi, torna oggi a brandire la spada, e il conte di Osasco viene a chiedermi la sua parte, non pure nelle allegrezze, ma altresì nei pericoli della mia casa. Sì, Giacomo, tu verrai con me a questa impresa, in cui la tua avvedutezza e il tuo braccio non saranno soverchi. A voi, conte e figliuol mio, presento Giacomo Pico di Bardineto, il più fedele dei miei servitori. —

Il sospetto di Giacomo si mutava per quelle parole in certezza. Per altro, non fu molto sorpreso da quella improvvisa venuta. Respinto da Nicolosina, tutto doveva egli aspettarsi, e niente aveva a recargli stupore. Infine, e non era meglio così? In un giorno solo aveva udito la sua sentenza da lei e veduto il suo fortunato rivale. Tristi cose ambedue; ma almeno, ogni vana speranza andava in dileguo; ogni dubbio