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due altre donne, sorde e mute dalla nascita, le quali stavano lavando
i loro pannilini nel torrente di Calice, alle spalle del Borgo, e non
poterono udire l'avvertimento della campana posta sulla torre di
Bichignollo. Era questa la torre più alta della città e vi stava di
continuo un guardiano, con obbligo di dare un rintocco, ogni qual
volta nel campo nemico gli venisse veduto il lampo d'una scarica. In
tal guisa si custodivano gli abitanti della terra, e ad ogni avviso
del guardiano correvano a riparo sotto il portone più vicino.
Senonchè, questa guardia era efficace di giorno, che si potevano
allora tener d'occhio le artiglierie nemiche e i loro mutamenti di
luogo; laddove di notte il povero custode non ci avea mica gli occhi
del gatto, e gli avveniva che la più parte dei colpi, per non aver
egli veduto il lampo, fosse annunciata dal rombo, cioè, quando non
c'era più tempo a cansarsi.
Un gran rischio lo corse una sera messer Barnaba Adorno. Sedeva egli a cena nel palazzo assegnato a lui e alla sua famiglia dalla ospitale liberalità del marchese Galeotto, allorquando la campana di Bichignollo diede un rintocco.
— Bene! — esclamò ridendo il giovine Paolo Adorno, nipote di Barnaba,
in quella che stava per recarsi il bicchiere alle labbra. — Ecco una giuggiola per le frutte. A chi toccherà essa? —
Aveva egli a mala pena finito di parlare, che un frullo veloce si udì per l'aria e subito dopo un fortissimo schianto. La colonnetta di marmo che partiva la finestra si ruppe, mandando i frantumi e le scheggie per tutta la camera, e in men che non si dice piombò sulla tavola un regalo di Anselmo Campora,