Pagina:Barrili - Come un sogno, Milano, Treves, 1889.djvu/264

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Alla perfine, si gridò la stazione di Cupra Marittima. La fermata fu lunga, e non giovò che io battessi i piedi; la vaporiera non dava segno di vita. Temetti d’un guasto occorso in qualche ordigno, o d’un ostacolo attraversato sulla via; ed ero già allo sportello per pigliar lingua dal primo guardiano che avessi veduto, quando un suono di corno diede il segnale della partenza. Ah, manco male; per questa volta a Grottamare ci si va. Ancora dodici minuti e tutti pari!

Non starò a dire da che piede scendessi. Già prima che il convoglio si fermasse, m’ero buttato fuori con mezza persona dallo sportello, per girar la maniglia. Balzai, credo, dallo smontatoio prima che i guardiani scendessero dalle loro bertesche; diedi il mio biglietto al portinaio, e via come una saetta.

Cesarino, che era venuto ad attendere il mio arrivo, durò fatica a raggiungermi. Udii