Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/116

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Vediamo intanto; quest’Aci non potrebb’essere.... Terenzio Spazzòli! Non è bello, e ci corre. Oh Dio, e che significa ciò? È la mia opinione, dopo tutto; e si è sempre visto piacere alle donne quello che a noi pareva un becco di cutrettola, un muso di pecora, un ceffo di cane.

Già, le donne badano molto al figurino; anche quelle che non lo vogliono ammettere, e quelle che non lo confessano neppure a sè stesse. Terenzio è sempre all’ultima moda; in ogni cosa, dal capo alle piante, sia fuori o in casa, in piedi o a letto, un prodigio. E poi, vecchi e giovani, per piacere, bisogna sapersi mettere a pari con quei che piacciono. Io mi lascio andar troppo giù; la mia semplicità potrebbe passare, ma a patto che non paresse negligenza. Per fortuna, ripeto, non amo Galatea; e non soffro niente a pensare che ci ha avuto un segreto in comune con Terenzio Spazzòli, anzi due segreti: il canestro del caffè e la cesta del lawn-tennis. Ah, respiro! Questa analisi mi ha fatto bene: posso andarmene a letto tranquillo.