Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/199

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— Vorrà essere ad ogni modo un bel passo d’armi; — conchiuse Filippo. — Intanto, è di buon augurio per me averli veduti alla prima. —

L’abitato di Corsenna fu presto traversato dalla nostra vettura, e senza altri incontri di persone della colonia villeggiante. Bene si affacciavano alle finestre, ai terrazzini, agli sporti delle botteghe i Corsennati dei due sessi, per conoscere il nuovo venuto, fare i conti sulle sue valigie, e Dio sa quali supposizioni sul cassone ond’era accompagnato. Gran gioia la loro, al veder sempre tante facce nuove, che si scomodano dal piano per salire ai loro quattrocento sessanta metri sul livello del mare! “Ci vengono per l’aria buona„, dice il campanaro di Corsenna. “E non son mica ignoranti, i medici che ce li mandano. Vedete noi, di fatti, che arie di salute!„ A farlo a posta, il campanaro di Corsenna è nero, magro, stecchito come un’aringa affumicata. Ma chi si contenta gode. E il campanaro di Corsenna è un uomo che si contenta. “Mai peggio di così!„ è il suo intercalare.