Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/246

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di un altro, e così via, fino a tanto che non venga un gran postero, armato d’una falce lunga lunga, e ziffe, faccia di tutti un monte di fieno, per dar nervi e polpe ad un’altra generazione d’animali.

— Sì, tutto come vorrai; — risposi un po’ offeso, ma non sapendo lì per lì che cosa ribattergli. — Ed hai poi saputo niente di ciò che importava? Li ha catechizzati lei, i suoi tre cari satelliti?

— Non me lo ha confessato, ma l’ho potuto intendere egualmente. Parlando di te, dicendo che sei molto gentile, non ha taciuto il tuo difetto, nobilissimo difetto, di pigliar fuoco per nulla... come lei, del resto, come lei. Passando ai tre satelliti, ne ha detto anche bene; poveracci, tanto gentili, attenti, divoti e pronti ad ogni cenno, ad ogni desiderio; ma ancora un po’ gelosi, come tutti i vecchi servitori, e poco benevoli, ad ogni nuovo venuto; ma non sgarbati, finalmente, che questo ella non sarebbe donna da tollerarlo; solo un tantino, un tantino... come dire? Aspretti, suggerii, parendomi che non dovesse spiacere. Infatti,