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Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/258

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dopo aver battagliato quattr’ore del mattino, prima di battagliare altre quattr’ore del pomeriggio, alternando la sciabola colla spada, e tutt’e due colla pistola, me ne vado pedinando fino al Roccolo. È necessario, poichè devo imbeccare il prologo alla mia recitante novellina. Curiosa declamatrice! e come mi fa disperare! Quando parla, è naturale; quando recita, mi piglia un tuono e una cantilena da disgradarne un canonico in coro. Ci ha pure la voce nasale, che Iddio ci perdoni a tutti. Se almeno si contentasse di cantare! È il difetto naturale dei martelliani; il metro a cui ho dovuto attenermi, essendo il martelliano il verso dei prologhi.

Perchè, poi? Forse perchè il martelliano, dal Goldoni e dal Chiari in giù, pare che si accompagni meglio colla cipria; ed è carità incipriata quella che fanno le nostre signore nei loro concerti, accademie, fiere e lotterie di beneficenza. “È carità fiorita„ non se ne dubita nemmeno “che rallegrando il cuore santifica la vita„. E i bambini cari? Oh, ci ho messi anche quelli, mi ci sono dilungato “sulle