Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/319

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— Lo conosco ancora; — replicò; — ma non ci ho veduto il tuo senno.

Questa lettera; mi pare d’un matto.

— Se credi di offendermi!...

— No, dico quello che ne penso, secondo il mio costume. E dirò ancora che per la forma non sarà da mettere tra gli esempi di bello scrivere.

— Certo.... non credo che sia da annoverarsi tra le mie cose migliori.

Ma è così, e non si muta.

— Vuol dunque essere una lettera insolente?

— Se tu vuoi sposare la signorina Wilson, sì, vuol essere insolentissima. —

Filippo Ferri si buttò a sedere sulla mia poltrona, e ci rimase un tratto in silenzio, ruotando gli occhi, tormentandosi i baffi.

— Oh, perdio! — -esclamò finalmente. — Non la vuoi capire, che questo è uno sciocco litigio, e mi secca?

— E tu, — replicai, — non la vuoi capire che c’è una donna di mezzo, e che su questo capitolo non si scherza e non si transige?