Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/333

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tranno star ritti. Io assisterò, e vedrò di contar giusto.

— È un’idea; — grida Filippo, inuzzolito.

— Le piace?

— A me sì; è semplice e pratica. Ma chiedine piuttosto al tuo padrone; io non comando.

— Piace anche a me; — rispondo allora, incominciando a levarmi di dosso la giacca.

Filippo si affretta ad imitarmi. Levata la sottoveste, deposti gli orologi sopra un sedile, ci troviamo tutt’e due in maniche di camicia, l’uno di fronte all’altro.

Qui poi bisogna veder Pilade, con la sua aria di papa Sisto dopo che ebbe gittata la gruccia; bisogna vederlo raggiante, misurare i bastoni, trovarne due di pari lunghezza, che non ci sia la differenza d’un millimetro, offrirceli con un gesto largo, prenderne un terzo per sè, levarlo in alto e piantarsi davanti a noi come maestro di combattimento.

— Così, come in caserma; — dice egli. — Ma scusino la libertà grande; con tutta la loro arte di scherma, penso che non faranno prodigi. Il bastone è l’arma per eccellenza;