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Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/341

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dopo aver bevuto un sorso della pozione che mi offre, senza sapermi dire che cosa ci sia. Due o tre ore dopo arriva il dottore, che riconosco benissimo, e che è lieto di sentirmi parlare.

— Animo, via, le cose vanno benissimo.

— Se lo dice Lei.... Ma ci ho dolori da per tutto.

— Si contenti, si contenti. Quelli passeranno in due o tre giorni. Era la testa, la testa, quella che mi teneva in pensiero; ma ora, sia lode al cielo, sono tranquillo. Se lo lasci dire, signor Morelli, Lei ha un cranio a tutta botta.

— E il signor Ferri, come sta?

— Discretamente, dal canto suo.

— Mi par di ricordare che n’avesse toccato una in testa anche lui.

— Dica pure due, con lacerazione cutanea, e non contiamo le ammaccature. Ma non c’è niente di grave. Il suo amico si duole assai più d’un colpo al ginocchio; dice, anzi, che non è stato di buona guerra.

— Ed io, dottore? Che cosa dovrei dir io,