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Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/384

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gridai, raffidato da quella buona andatura, e cercando di volgere il nostro caso in burletta; — siete voi che m’avete fatto incespicare, obbligando Galatea, la più candida delle ninfe, a seguirmi nell’acqua.

— Lasci star Galatea! — rispose la mia nuotatrice. — Quella poverina ha rimorso d’essersi messa a correre come una bambina matta.

— Perchè rimorso? Se tutti i miei mali hanno da essere come questo, io ne invocherò uno al giorno dalla misericordia divina.

— Sì, bravo, si preghi anche un reuma; — diss’ella ridendo; — e lo preghi a me pure. Faccia meglio, per ora; si rizzi in piedi, perchè qui si tocca, e via presto presto, verso la stretta del bottaccio. Ma si tenga ancora all’argine, che oramai, come vede, si può afferrarne già l’orlo. Qua, qua, è fuori di pericolo, sia lodato il Signore! —

Siamo usciti di là tutti inzuppati, e battendo un po’ i denti. All’aperto non si poteva andare, col rischio di abbatterci in qualcheduno che vedesse il nostro stato compassio-