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«Mio marito!» Per dire queste due parole, la signora Momina compose le labbra ad un sorrisetto vanitoso che pareva dicesse: guardate che bell’omino gli è mai!
Ma il Collini non ci badò più che tanto; e dopo aver, risposto ai saluti del Bello, entrò con lui nella camera da letto, dove si sedette e cominciò subito a parlare di cose importanti.
— Orbene?
— Ci siamo; — disse il Bello, — vogliono fare da senno.
— Ma egli, come c’entra?
— A capo fitto; è dei più caldi.
— Ma via, raccontatemi tutto. Dove si radunano? Quali sono i loro mezzi? Che cosa intendono fare? —
Il Bello non rispose a questa furia di domande se non stringendo le labbra più volte, abbassando gli occhi, e simulando l’esitanza di un uomo che sente un po’ di rimorso.
— Suvvia! — disse il Collini. — Che cosa vi ho mai rifiutato, io? Non sono ricco, e mi levo, sto per dire, il pan di bocca per voi. Volete di più? Fin dove la mia borsa consentirà che io giunga nello spendere, giungerò. Eccovi intanto questi altri sul conto. —
E così dicendo, il Collini, posto mano al portamonete, ne cavò fuori un biglietto rosso che diede al Bello, e che questi, non che ricusarlo, si affrettò a mettere in tasca, accennando al Collini che parlasse più sommesso, per non essere uditi da quella colomba di sua moglie.
— Che cosa? — disse il Collini. — Vostra moglie non sa nulla....
— Nulla, signor dottore. Le ho detto che dovevo farle servizio in una certa faccenda; ma ella non s’immagina che Vossignoria mi abbia a dare la croce di un quattrino. Per dinci, se lo sapesse, sarebbe donna da voler la sua parte.
— Mentre in cambio voi volete la vostra di quelli che essa guadagna.
— Eh, signor dottore, come fare? Perdo sempre, a quel maledetto giuoco! E poi, alla mia età, bisogna bene che mi dia un po’ di bel tempo.
— Avete ragione; tristo chi non sa pigliare il mondo pel suo verso. Ma veniamo al buono, e ditemi tutto quello che sapete. —
Il Bello faceva ancora lo schizzinoso, per non aver l’aria di cedere così presto. C’è il pudore dei bricconi, come quello dei galantuomini.